Kafka al contrario. In McEwan non è l’uomo a mutarsi in uno scarafaggio ma esattamente il contrario. E non in un “uomo qualunque” ma nel primo ministro britannico.
McEwan è durissimo e regala una satira feroce della società di oggi, e della pericolosa tendenza, in campo politico, di propugnare come “miracolose” soluzioni populiste e come normali improvvise inversioni ideologiche senza nessun pudore. Una feroce e spassosa parodia della Brexit e un’accusa da progressista indignato contro il primo ministro Boris Johnson. Esilarante la scena della prima riunione di lavoro del premier Jim Sams ex scarafaggio che deve trattenersi per evitare di cacciare un moscone che gira nella stanza. Ma Sams si rende subito conto che gran parte del suo Gabinetto ha subito la stessa sorte e che quegli scarafaggi trasformati in umani sono più che disposti ad abbracciare le sue “innovative” idee di governo, che fanno inorridire chiunque ad eccezione del presidente degli Stati Uniti d’America, che lo appoggia con entusiasmo.
La Gran Bretagna si è divisa in due: i conservatori seguaci dell’economia così come la conosciamo e i seguaci del Reversalism, una nuova teoria che inverte le regole del mercato, dove i saranno i lavoratori a pagare i propri datori di lavoro, i clienti a ricevere il denaro dell’hotel in cui alloggiano; e il musicista che vuole esibirsi deve versare una somma al proprietario.
Ovviamente ogni riferimento a persone realmente esistenti e a fatti realmente accaduti è voluto con la solita intelligenza, spirito e caustica ironia di uno dei più grandi scrittori viventi. Per McEwan questa metamorfosi al contrario diventa una lente attraverso cui osservare un mondo ormai del tutto sottosopra.
Lo scarafaggio
di Ian McEwan
Einaudi
16 euro