Più di una volta sulle percentuali UE abbiamo scherzato: per la loro fragilità, per il loro uso a servizio di competizioni tra Paesi e persone, per la curiosità che potevano suscitare.
Dopo le percentuali, appena rese pubbliche da Bruxelles per la voce malinconica di Paolo Gentiloni, sulle prospettive per il 2020 dell’andamento dell’economia europea e italiana, va via ogni voglia di scherzare.
Constatare che l’UE nel suo insieme registrerà un crollo della sua ricchezza – il famoso PIL – di oltre l’8% e l’Italia dell’11,2% non mette allegria e non conforta l’annuncio di un recupero di appena il 6% nel 2021, del tutto insufficiente per ridurre la disoccupazione, ormai sopra la barra del 10%.
E si potrebbe continuare con l’avvitamento del debito pubblico italiano al 160% e altre percentuali ancora.
Brutte percentuali da prendere molto sul serio.