Bagnolo Piemonte – Il monastero di Pra ‘ d Mill domenica 5 luglio ha festeggiato il quarto di secolo di vita. Nell’omelia della Messa, padre Emanuele Marigliano, ha sottolineato che “queste montagne, queste piante, sono qui frutto della potenza creatrice di Dio che le ha generate e le ha plasmate in tempi che a noi forse sembrerebbero lunghi, ma che agli occhi di Dio sono come un istante … Proprio oggi ricorre l’anniversario dell’arrivo di padre Cesare e fratel Paolo in questo luogo, 25 anni fa. Ed in 25 anni questo luogo è profondamente cambiato. Piano piano diversi fratelli sono arrivati qui, perché per tutti noi il Signore si è fatto trovare in questo luogo, in questa fraternità. La mente creativa del nostro amico e architetto Maurizio ha dato forma agli spazi che ci accolgono, e la mano sapiente di Michele, Mauro e tanti altri hanno collaborato alla realizzazione”. Il priore del monastero cistercense ha aggiunto che “non possiamo assolutamente vedere questo monastero semplicemente come opera dell’uomo … C’è un Dio che ci ha preceduto, che ha preparato il terreno, che ha reso possibile la realizzazione di questa opera. Quanta provvidenza in modo silenzioso e nascosto ha aperto strade impensate, ha sormontato ostacoli che sembravano impossibili da superare! Questo monastero non è opera nostra e non è qui neppure per offrire a noi monaci una abitazione sicura che possiamo gestire a nostro bisogno o nostro piacere. Questo monastero è opera di Dio e dobbiamo custodire puro questo sguardo per continuare a riconoscerlo … Dobbiamo riconoscere che, secondo lo stile di Dio mite, umile e silenzioso, questo luogo è nato qui come segno di presenza di Dio che vuole abitare in mezzo a questa umanità. Questa casa non ci appartiene, questa casa è la tenda di Dio in mezzo agli uomini e tale dobbiamo custodirla. Dio continuerà la sua opera, dando a questo luogo la fisionomia che vorrà e lo realizzerà secondo il suo stile: la mitezza, l’umiltà, la discrezione, il silenzio saranno la firma che Dio apporterà alla sua opera. A noi è chiesto di entrare in questo stile, imparando da Lui a vivere nella mitezza e nell’umiltà, per essere fedeli custodi di un’opera che Gli appartiene. Allora contemplando con stupore e riconoscenza questa opera, il nostro semplice servizio di custodi silenziosi di questa “tenda” sarà nostro riposo e nostra gioia. Il Signore continui ad abitare in mezzo a noi e ci doni occhi semplici e puri capaci di riconoscerlo nella semplice natura delle cose”.