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Venerdì 22 novembre 2024

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L’accoglienza con il sorriso e la disponibilità ad aiutare

“La casa del randiere”: un coro di voci per ricordare un personaggio conosciuto a Sant'Anna di Vinadio

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La vita di un uomo non è solo biografia. Non si riduce a un inanellarsi di fatti, di giorni con i loro grappoli di ricordi. Si muovono lungo questa direttrice le pagine dedicate alla figura di Lidio Giraudo, l’ultimo Randiere di Sant’Anna di Vinadio. La vita è qui intesa come presenza. Si realizza in anni e mesi, ma di fatto li supera perché si avvolge intorno a ricordi, a relazioni intrecciate, a emozioni suscitate e consegnate al cuore di altri. Questo affacciarsi al balcone di una vita non può essere raccontato da una sola angolazione. Necessita di un coro perché ogni voce singola si appoggia alla vicina per comporre il racconto secondo modulazioni diverse e originali. Per questo motivo, fin dalla copertina, si parla di “parole” più ancora che di resoconto. Marco Giraudo e Cristina Giraudo chiamano a raccolta un bel gruppo di persone ognuna delle quali offre un piccolo tassello per il mosaico dedicato a questa figura così conosciuta tra quelle montagne. Nessuna intenzione di atteggiarsi a ricerca storica. Il documento che viene riportato, risalente al 1869, ha il solo scopo di chiarire il compito di questa mansione presso il santuario. Ma tutto quel che segue oltrepassa il mansionario e anzi quasi lo confina ai margini. La persona non si riduce al lavoro. Anche se, in questo caso, al lavoro è difficile stabilire dei margini oltre i quali c’è la sfera privata.
A introdurre la figura sono le pagine di Marco Giraudo. Letteralmente una caccia al tesoro “la più complicata, ma anche la più preziosa” che si snoda a partire da una lettera misteriosa. Il luogo è la casa stessa del Randiere le fessure delle pareti, gli oggetti e gli arredamenti lasciati lì nelle mani dello scorrere del tempo. La casa, la cucina, il “balcone sul mondo”, luoghi di incontro per molti nel tempo e ora spazi dove liberare la ricerca e i ricordi.

Un tesoro che potrebbe concretizzarsi anche qualcosa di materialmente prezioso, ma sempre più è chiaro che quello vero sta nella persona di cui si parla. La quale, è da notare, non compare mai tra i personaggi! È presenza sempre evocata nei suoi atteggiamenti, nei suoi gesti, nella sua “antica e fiera dignità mista a tenerezza”.
Ci viene detto che la parola “randiere” è un termine dialettale. Ma poi si assommano altri vocaboli che, nella loro semplicità, danno colore al ritratto: operosità, accoglienza, disponibilità, condivisione, sorriso. Ogni voce che parla nelle pagine seguenti testimonia queste “qualità” che per una persona il cui compito era l’accoglienza dei pellegrini sono elementi qualificanti.

La casa del randiere
di Cristina Giraudo e Marco Giraudo
Primalpe
16 euro

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