Inizia questa settimana la presidenza semestrale tedesca dell’Unione Europea e durerà fino al 31 dicembre, forse i sei mesi più importanti per il futuro dell’integrazione continentale. Basta per questo ricordare i temi che sono sul tavolo: dall’adozione del “Piano per la ripresa” post Covid-19 al negoziato per Brexit, dal rilancio delle dinamiche di allargamento nei Balcani, all’avvio della “Conferenza per il futuro dell’Europa “ fino al confronto con Paesi concorrenti come USA e Cina, senza contare qualche auspicabile chiarimento con la Russia. Non è banale che al timone ci sia la Germania e non con un “uomo solo al comando”: sulla plancia di comando due donne, Angela Merkel e Ursula von der Leyen; a far girare i motori i responsabili, sempre tedeschi, del Meccanismo europeo di stabilità (il famigerato MES) e della Banca europea per gli investimenti (BEI). Starà in parte a loro se muovere verso un’Europa tedesca o una Germania europea. Se la Merkel fosse fedele al suo mentore Helmut Kohl, la seconda opzione si imporrebbe. Potrebbe portare bene per Angela il numero 13: la Germania è alla sua tredicesima presidenza semestrale dal 1958 e l’ultima era stata tredici anni fa e fu un successo. Speriamo nel “non c’è due senza tre”.