Torino – “Spiace rilevare come parte dei sindacati della dirigenza medica (Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Fassid, Aaroi, Emac, Fvm Anpo, Ascoti, Fials Medici) persistano in una posizione pretestuosa che non rende giustizia alla realtà dei fatti e che finisce col porli in una situazione di imbarazzante contrapposizione nei confronti degli altri lavoratori della sanità impegnati nella stessa emergenza. Occorre ribadire che l’iniziale ripartizione delle risorse aggiuntive è avvenuta in base alla proporzione numerica tra i lavoratori del comparto (che sono l’80 per cento del personale del Servizio sanitario regionale) e della dirigenza (il 20 per cento del personale complessivo), già riconoscendo a questi ultimi una quota del 25 per cento, come ragionevole via intermedia rispetto alla loro pretesa di ottenere oltre il 30 per cento delle risorse. Non c’è stato, quindi, nessun svilimento della professione medica, semmai una legittima equiparazione della dignità di tutti i lavoratori, infermieri e medici. I sindacati di parte maggioritaria della dirigenza avrebbero, curiosamente, voluto condurre la trattativa al netto delle tasse, cioè ottenere di più in quanto guadagnano di più e quindi pagano più tasse, disconoscendo il sacrosanto principio della progressività della tassazione, sancito dalla Costituzione. Quanto al Veneto, è necessario informare che l’accordo ha distinto la distribuzione delle risorse per la dirigenza in tre fasce, da 500 a 2.000 euro e non certo in una sola al massimo del valore. I conti vanno fatti correttamente e non distorti per avvalorare tesi insostenibili”.
Così l’assessore regionale alla Sanità del Piemonte, Luigi Genesio Icardi, al termine della riunione di oggi pomeriggio, 16 giugno, con i sindacati della dirigenza per la distribuzione delle risorse aggiuntive dell’emergenza Covid-19, alla quale non hanno partecipato le rappresentanze Anaao Assomed, Cimo-Fesmed, Fassid, Aaroi, Emac, Fvm Anpo, Ascoti, Fials Medici.