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Domenica 22 dicembre 2024

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Le famiglie cuneesi: “Scuola a settembre!”

Un movimento da parte dei genitori per chiedere impegno a sindaci e dirigenti: cercare spazi alternativi, lavori nelle scuole per la sicurezza, più personale, meno burocrazia e più collaborazione tra enti

La Guida - Le famiglie cuneesi: “Scuola a settembre!”

Cuneo – Un anno anomalo  di scuola  è ufficialmente finito ma le famiglie cuneesi sono preoccupate per quello che sarà a settembre.
Un movimento dal basso da parte di mamme e papà che vogliono che a settembre si sia preparati per iniziare il nuovo anno scolastico in presenza si sta muovendo da settimane a Cuneo. Sono genitori che chiedono al sindaco e presidente della Provincia Federico Borgna, e ai vari dirigenti scolastici di non dimenticarsi delle famiglie e degli alunni ma di usare il tempo estivo per preparare le scuole ad accogliere gli studenti alla riapertura dell’anno scolastico a settembre, dalle scuole dell’infanzia alle superiori.

Tutti riconoscono il lavoro svolto da fine febbraio ad oggi da parte degli insegnanti che si sono improvvisamente trovati di fronte allo stop e a un cambiamento epocale nell’insegnamento con l’uso della didattica a distanza, ma allo stesso modo chiedono che si ritorni in classe perché la scuola è anche rapporto, contatto e socialità e l’apprendere per i piccoli non è solo cosa personale ma un’azione collettiva e di relazioni. 

In molti Comuni specie quelli più piccoli, si stanno pensando alternative per ampliare gli spazi, e sindaci e dirigenti scolastici si stanno impegnando collaborando fra loro, comunicando assiduamente con le famiglie, a pensare alternative, da aule più grandi all’uso anche di spazi all’esterno per diverse attività fino all’utilizzo anche di altri edifici, oltre alla scuola, a sostegno delle attività. A Cuneo le cose sembra vadano diversamente: comunicazioni alle famiglie non ne sono arrivate da mesi, il Comune prosegue i lavori preventivati sulle scuole (la nuova materna a San Paolo, la ristrutturazione delle medie ed elementari a Madonna dell’Olmo, alla scuola media di via Bersezio e all’Itis di corso De Gasperi) ma non ha ancora previsto piani particolari e straordinari, i dirigenti scolastici svolgono i compiti da dirigenti amministrativi con scelte diverse da scuola a scuola. 

In certe scuole le stesse insegnanti non hanno ancora potuto mettere piede nei locali da fine febbraio, magari per recuperare libri e materiale utile, se non necessario, in questi mesi. Quale è il rischio per le insegnanti stesse e per le scuole non è dato sapere. Eppure le scuole a più riprese soprattutto all’inizio della pandemia, sono state pulite, sanificate e poi chiuse e dunque non c’è stato all’interno nessun pericolo di contagiare o di farsi contagiare.

I sindacati, con anche questo, anomalo sciopero di lunedì 8 giugno, hanno preso posizioni sullo “scenario degli alunni in classe dentro le cabine di plexiglass”, poi smentito dalla ministra Azzolina, e hanno fatto presente che “ripartire a settembre presuppone la disponibilità di risorse, di investimenti a tutela della salute e della sicurezza degli alunni e del personale”. Chiedono dunque aumento del personale per coprire quello che forse sarà un orario scolastico “disaggregato”.  “Non è possibile – scrivono i sindacati uniti – parlare di ripartenza senza avere per la scuola pubblica i finanziamenti necessari: abbiamo bisogno di una scuola che include, di una scuola che risponda ai bisogni degli alunni e che sappia realizzare anche i loro sogni”.

Le famiglie appoggiano queste richieste, chiedendo al ministero più personale, ma anche più attenzione a tutti anche a quegli alunni della dispersione scolastica che anche nella scuola dell’obbligo non hanno seguito la didattica a distanza per tanti motivi, primo fra tutti perché privi di un aiuto e di un sistema familiare che potesse sorreggerli e seguirli.

E intanto migliaia di famiglie aspettano e sperano che i sindaci, investiti in materia scolastica di poteri da “commissario straordinario” e i dirigenti si parlino e concordino davvero un nuovo piano, almeno dal punto di vista della sicurezza e degli spazi, che permetta alla scuola di riaprire da settembre con alcune certezze. Almeno per la scuola dell’obbligo, visto il calare di questi anni delle nascite, aule vuote ce ne sono e ripensare gli spazi per garantire distanze di sicurezza certamente in molti casi si può. Nei piccoli e medi Comuni come anche nella Cuneo capoluogo.  C’è chi è già partito ma per tutti c’è un’estate di tempo, tre mesi circa per programmare il rientro.  

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