L’offerta pubblica di scambio con cui Intesa San Paolo mira ad acquisire il controllo di Ubi Banca, venerdì 5 giugno ha ricevuto dalla Bce l’autorizzazione preventiva all’acquisizione diretta di una partecipazione di controllo in Ubi Banca. Martedì 9, l’Autorità Antitrust ha informato i due istituti che l’operazione non è «allo stato degli atti suscettibile di essere autorizzata». Un preavviso, per dire a Intesa San Paolo che qualcosa nell’offerta dovrà cambiare.
Due episodi di una battaglia destinata a proseguire ancora a lungo.
Qui non interessa il risiko bancario in atto destinato a rivoluzionare il mercato italiano ed europeo. Interessano gli aspetti che toccano da vicino il Cuneese. Dalla Fondazione CRC, che perderebbe quella fetta di potere che detiene oggi nel governo di Ubi, alla scomparsa del marchio Ubi, al mantenimento degli sportelli sul territorio, agli aspetti occupazionali, alla presenza o meno a Cuneo di elementi e uffici significativi della governance della banca.
La settimana scorsa abbiamo interpellato il socio principale (5,91%) di Ubi, la Fondazione CRC, attraverso il suo presidente Giandomenico Genta. In questo numero intervistiamo i vertici di Intesa San Paolo, nella figura di Gaetano Micciché, presidente di Banca IMI, la banca d’investimento di Intesa San Paolo (di cui Micciché è stato anche direttore generale).
Servizio su La Guida di giovedì 11 giugno, disponibile in versione cartacea e digitale