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Lunedì 23 dicembre 2024

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Franco Arese, una biografia di sfide, prove e successi

Un libro per gli amanti dello sport, per i patiti dei record, per gli appassionati dell’atletica leggera

La Guida - Franco Arese, una biografia di sfide, prove e successi

Un libro per gli amanti dello sport, per i patiti dei record, per gli appassionati dell’atletica leggera,  ma non solo anche un libro per chi alla pratica sportiva guarda come esperienza di vita, per chi ci vede un confronto con i propri limiti. Tutto questo è la biografia a più voci di Franco Arese.
È uno degli atleti che ha contribuito negli anni Sessanta e Settanta a rilanciare in Italia l’atletica entusiasmando il pubblico e facendola diventare uno spettacolo nel senso genuino del termine come qualcosa di coinvolgente, che dà gioia al vederlo. Perché quel che emerge dalle testimonianze dei vari scritti raccolti è l’immagine di un atleta cresciuto senza dimenticare il cammino percorso, la fatica per raggiungere risultati e poter entusiasmare proprio perché entusiasta lo è anzitutto lui.

Fin dall’inizio quando in un unico anno, il 1963, raggiunge tre mete importanti: il diploma di ragioneria, un tris di vittorie, culminato al titolo italiano juniores nei 1500 di Firenze, e un posto di lavoro. Sembra un segno del destino, ma a Franco Arese piace ricordare che quelle scadenze partono da una corsa involontaria: il treno per Firenze non aspetta e lui in ritardo deve correre per acchiapparlo al volo.
Mentre suo padre pragmaticamente guarda al futuro e gli consiglia un posto in banca, per lui quel treno si ripresenta di lì a pochi mesi quando la Snia di Varedo, azienda che investe nello sport, gli offre un posto di lavoro: mezza giornata in ufficio e l’altra mezza sul campo di allenamento. Poi i risultati arrivano: il record italiano nei 1500 nel 1966, poi quello negli 800 (1968), la Coppa Europa del 1970, il titolo europeo nel ’71 a Helsinki.

Chi ama i dati nell’ultima parte trova abbondante materiale, ma lo spirito del libro è altrove nel presentare Arese come atleta non come recordman. Per questo ricorda che dal fango della corsa campestre al tartan delle piste comunque “mai far lavorare solo le gambe, anche la testa deve seguire quello che fa il proprio fisico”. E più volte ritorna la consapevolezza che il successo deve essere stimolo non appagamento. Di qui le sfide che, lasciato l’impegno nelle gare, accetta perché “dopo la corsa c’è la vita”. Come imprenditore, ironia della sorte, il treno che ora prende riparte dalla Finlandia con un’azienda leader nella produzione di calzature sportive.
Si delinea così un percorso sportivo e umano che dalle Olimpiadi del Vittorioso all’Associazione Sant’Ambrogio col curato don Francesco porta Arese alle vette dell’atletica e poi lo rilancia in altra veste nel mondo sportivo. Oggi sono altri tempi, ne è consapevole. Con velata nostalgia ripensa a quegli anni Sessanta quando l’atletica esprimeva l’entusiasmo, la voglia di mettersi in gioco, di vivere, ma dice anche che è inutile “piangersi addosso” negli affari come nella vita come infine nello sport. Il messaggio che esce da questo ritratto è quello di chi ha visto nel sottile filo del traguardo non solo un punto d’arrivo, ma anche il richiamo a ripartire per una nuova “corsa”.

Divieto di sosta
di Franco Arese
Correre
18 euro

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