Torino – “Per la Regione siamo operatori economici di serie B”: è duro e amaro lo sfogo dei rappresentanti regionali delle associazioni di artigiani (nel comitato unitario di Confartigianato, Cna e Casartigiani), che ieri (mercoledì 27 maggio) hanno incontrato l’assessore regionale alle attività produttive Andrea Tronzano per trovare una soluzione condivisa sul “Patto per la ripartenza di commercio e artigianato”. Lunedì 25 alla Regione, che lo aveva chiesto, era stato fornito un elenco di attività artigiane da inserire tra i beneficiari del bonus: le associazioni avevano indicato alimentare, abbigliamento e arredo casa, le attività grafiche e fotografiche e affini, il settore orafo e di gioielleria, le lenti e l’occhialeria, gli articoli per matrimonio e cerimonie, gli articoli in pelle e calzature, le tintolavanderie, i centri massaggi e la toelettatura animali.
“L’elenco è stato ignorato”, accusano le associazioni, che in più rincarano la dose esprimendo tutta la loro insoddisfazione per un retroscena considerato spiacevole: secondo quanto riferiscono, martedì sera la maggioranza avrebbe presentato un emendamento che ricomprendeva i codici di attività da noi proposti, ma mercoledì mattina la stessa maggioranza avrebbe ritirato il provvedimento.
“Prendiamo atto che la Regione ha incomprensibilmente fatto la scelta politica di escludere una fetta consistente di attività artigiane che hanno titolo ad essere supportate, privilegiando invece le imprese del commercio che operano con i loro negozi di fianco a queste imprese artigiane. È incomprensibile e lesivo per il sistema economico piemontese escludere per scelta una componente fondamentale dell’economia regionale, poiché solo una minima parte delle attività artigiane piemontesi è ricompresa nel patto del 2 maggio”, sottolinea il cuneese Giorgio Felici (al centro in piedi nella foto), presidente regionale Confartigianato.