Non sono solo le previsioni economiche dell’Unione Europea ad invitarci a tornare coi piedi per terra rispetto ai nostri sogni di ritrovato benessere dopo il Covid-19. Vale anche per i nostri viaggi nei prossimi mesi, e forse anni.
È già un problema superare le frontiere interne dell’UE, quelle che ormai avevamo dato per scontato non esistessero più; figuriamoci quelle esterne, per raggiungere Paesi a precaria sicurezza sanitaria. E quand’anche superassimo tutti questi ostacoli, resterebbe il problema se e in quali condizioni tornare a volare. Sono inchiodate al suolo molte compagnie aeree, quelle che riescono a decollare hanno appena i soldi per il carburante contato, salvo licenziare il personale a migliaia, come negli USA e in Canada. Va un po’ meglio in Europa dove generosi aiuti di Stato consentono di rimpolpare bilanci disastrati, come nel caso dei 9 miliardi dati a Lufthansa e 3, forse, ad Alitalia. Con la speranza che la nostra compagnia di bandiera (a mezz’asta) provveda al carburante indispensabile per farci arrivare sani e salvi a destinazione. Forse meglio viaggiare via terra.