Cuneo – Tra gli squilibri di filiera che l’agricoltura registra nel dopo pandemia ci sono anche i suini, che per la provincia di Cuneo hanno un “peso” fortissimo nella zootecnia: carni e insaccati hanno visto salire in modo significativo i consumi, mentre per gli allevatori le quotazioni dei capi vivi sono in picchiata. In aprile, secondo dati Ismea diffusi da Confagricoltura Piemonte, in aprile i consumi nazionali di carni suine sono aumentati dell’1,3% in volume e soprattutto dell’11,3% in valore rispetto all’aprile 2019. Stesso aumento di valore, dall’anno scorso, per le carni fresche; un po’ inferiore, ma comunque rilevante, l’aumento di spesa per i salumi (+8,4% in valore, +4,6% in volumi).
La “fame” di vaschette di affettati (comode e pratiche, tanto più in un periodo che ha rivoluzionato tante abitudini di spesa al supermercato) e di carne di maiale (in genere meno costosa di quella bovina) sembra quindi aver messo le ali ai suini.
Intanto, però, all’inizio della filiera non c’è alcun volo, ma una caduta, che sfiora il 40% nei dati della Commissione unica nazionale dei suini da macello: “Se guardiamo – sottolinea Confagricoltura – i prezzi all’origine di dicembre rileviamo che i suini pesanti (160-176 kg) erano pagati al produttore 1,79 euro al chilo; gli stessi animali oggi sono pagati 1,11 euro al chilo: il calo di fatturato, per gli allevatori, è nell’ordine del 38%”. Al tempo stesso, ciò si accompagna a un aumento dei costi: da marzo 2019 a marzo 2020, questo incide segna +12,7%.
Numeri che lasciano intuire le difficoltà di chi alleva: “Oggi – dice Enrico Allasia, presidente regionale Confagricoltura – i ricavi non sono più sufficienti a coprire i costi di produzione. Il Covid-19 ha assestato un colpo durissimo a un comparto già in difficoltà. Oggi gli allevatori perdono tra gli 80 e i 100 euro a capo: la ripresa non sarà immediata e ci vorranno mesi per esaurire le scorte”.