Torino – Cinque sigle sindacali del comparto pubblico scrivono alla Regione per denunciare la situazione delle case di riposo e delle Rsa: la lettera aperta è firmata da Elena Palumbo (Cgil), Cristiano Montagnini (Fisascat Cisl), Tiziana Tripodi (Cisl Fp), Nicolino Conconi (Uilfpl) e Luigi Gambale (Uiltucs).
“Dal mese di Marzo denunciamo sette fondamentali criticità che hanno reso drammatica la situazione nelle RSA. Nello specifico:
- Esecuzione tardiva dei tamponi rinofaringei sia sugli operatori che sui degenti.
Gli esami diagnostici andavano effettuati a scopo preventivo, per individuare in maniera tempestiva i positivi, sintomatici ed asintomatici. - Gli isolamenti in struttura sono stati fallimentari. I positivi andavano trasferiti in strutture vuote ad essi dedicate.
- Incongruenze tra le linee guida e i protocolli delle ASL territoriali e quelli della Regione e dell’Unità di Crisi, che hanno generato errori nella gestione dell’emergenza e confusione.
- Mancata fornitura di protezioni individuali al personale che lavora nelle RSA, ed in particolare a quello sanitario. Questo ha determinato, la malattia di numerosissimi di essi ed in alcuni casi la morte, oltre che la probabile e involontaria diffusione del contagio.
- Inefficace attività dei servizi di igiene pubblica presso le ASL (tamponi al personale sanitario posto in quarantena mai pervenuti durante il periodo di sorveglianza sanitaria e mancato isolamento dei relativi contatti).
- Dimissione dei pazienti dagli ospedali e accesso alle RSA in assenza di tampone, dando origine a contagi.
- Assenza di dati certi sulla diffusione dell’epidemia nelle strutture, e sulla mortalità. L’assenza di accertamenti diagnostici atti a rilevare eventuali positività tra i degenti deceduti, comporta una sottostima della mortalità riconducibile a COVID 19.
La nostra voce e quella dei lavoratori che rappresentiamo, e che prestano servizio nelle strutture ogni giorno con dedizione per poco più di 1000 euro al mese e sottoposti al ricatto occupazionale nel caso in cui decidano di denunciare le condizioni in cui lavorano, è rimasta inascoltata!Gli esiti, purtroppo sono stati la diffusione del contagio ed un triste bilancio, in termini di perdite di vite umane.In prima linea ad affrontare questa disastrosa situazione ci sono loro, gli invisibili, si parla giustamente di premi per gli operatori della sanità pubblica, ma gli operatori delle strutture socio sanitarie e socio assistenziali ancora una volta vengono considerati professionisti di serie B.Per loro nessun premio da parte delle istituzioni o da parte dei datori di lavoro, gli unici riconoscimentiricevuti ad oggi sono quelli a cui è impossibile assegnare un valore, le strette di mano di chi non c’è più.Ad oggi l’emergenza nelle strutture non è assolutamente finita.
È più che mai necessario, terminare con urgenza il monitoraggio diagnostico di tutti gli operatori e di tutti i degenti, fornire adeguati DPI al personale, adibire strutture dedicate per i pazienti COVID, riconoscerel’infortunio per coloro che hanno contratto il virus, e riconoscimento di un premio anche per questi professionisti, al pari dei colleghi del pubblico impiego.
Per onorare le vittime delle RSA, ed insieme protestare nei confronti di una gestione dell’emergenza, che invece che individuare gli errori commessi, per provare a salvare delle vite, pensa solo su chi scaricare le colpe, venerdì 29 maggio, nelle strutture, i lavoratori indosseranno la fascia nera del lutto intorno al braccio e in Piazza Castello sotto la Regione, si terrà un Presidio simbolico nel rispetto di quanto previsto dai Decreti”.