Cuneo – In questo periodo si sono viste da più parti immagini di natura che “riconquista” spazi umani, con tutta la magia e la bellezza di questo riequilibrio; c’è però una versione negativa, e non certo di oggi ma ancora più in primo piano anche in questo periodo, se l’equilibrio viene meno. Si tratta della presenza di ungulati, in particolare cinghiali e caprioli, nelle aree coltivate, con il rischio per gli agricoltori di veder compromessi mesi di fatiche e un’annata di introiti (in un settore che già lamenta redditività compressa sulle filiere).
Un nuovo appello è giunto in questi giorni dalla Cia regionale, che con il presidente Gabriele Carenini chiede alle istituzioni interventi più forti sulla caccia di selezione (in particolare per i caprioli) e risarcimenti rapidi agli agricoltori, che altrimenti saranno costretti ad abbandonare alcune zone del Piemonte.
“Se già prima dell’emergenza Coronavirus gli animali selvatici provocavano danni alle attività agricole, ora il problema è aumentato in modo esponenziale. Cinghiali e caprioli, complici le misure di confinamento disposte contro la diffusione del virus, stanno prendendo il sopravvento nelle campagne. La Regione intensifichi i piani di contenimento della fauna selvatica.
Chiediamo che venga utilizzata il più possibile la figura dei tutor e che si predisponga un piano di contenimento anche per il capriolo, in quanto per quest’ultimo la caccia di selezione si è rivelata uno strumento insufficiente. Ricordiamo, inoltre, che, in molti casi, comprensori e Atc non hanno ancora risarcito alle aziende agricole i danni provocati dalla fauna selvatica negli scorsi anni. Ci auguriamo che questi rimborsi possano arrivare in tempi rapidi.
Riceviamo ogni giorno decine e decine di segnalazioni di caprioli che devastano vigne e cinghiali che distruggono campi di mais. Se non si interverrà prontamente, molti coltivatori saranno inevitabilmente costretti ad abbandonare alcune aree del Piemonte”.