Cuneo – Oggi (giovedì 30 aprile) centinaia di dipendenti delle aziende sanitarie della provincia di Cuneo hanno aderito all’iniziativa di protesta organizzata dai sindacati regionali di categoria FP CGIL e UIL FPL. Indignazione e dito puntato contro la Regione Piemonte accusata di aver garantito poco e male la sicurezza del personale del servizio sanitario, lasciato operare in condizioni inaccettabili rispetto alla gravità dell’emergenza epidemiologica.
Il j’accuse delle organizzazioni sindacali si concentra su quattro punti essenziali : la carenza e il ritardo nella fornitura di dispositivi di protezione per tutto il personale operativo, l’assenza di tamponi e test sierologici per sintomatici e asintomatici, le promesse assunzioni che non ci sono state e che sarebbero quanto mai utili in questo momento, parallelamente alla mancanza di risorse economiche aggiuntive per il personale tutto, provato da turni di lavoro massacranti e incessanti.
Una risposta forte e sentita da parte degli operatori, pubblici e dei dipendenti del settore privato di Amos, tutti impegnati nell’emergenza sanitaria, che si è espressa con le modalità a cui ci stiamo abituando in tempi di pandemìa, una moltitudine di voci lontane tra di loro ma ravvicinate dall’esigenza comune e imprescindibile di lavorare in sicurezza. Centinaia le mail, i messaggi, le fotografie pervenuti questa mattina da tutti i presidi ospedalieri provinciali, arrivati alle organizzazioni sindacali. Lavoratrici e lavoratori al centro della pandemìa, la forza e la dignità di professionalità da difendere e custodire come bene primario di diritto pubblico.
“Gli operatori sanitari stanno sopportando rischi e sacrifici nell’interesse di tutta la collettività, negli ospedali, sul territorio, a domicilio, nel sostegno agli anziani costretti nelle Case di risposo della nostra provincia – ha affermato Alfio Arcidiacono della FP CGIL di Cuneo -. Non siamo però disponibili a subire in silenzio i ritardi, le improvvisazioni, le risposte burocratiche. Continueremo a protestare, nelle forme possibili, fino a quando i fatti non sostituiranno le parole”.