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Lunedì 23 dicembre 2024

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Rsa Borgo, la rabbia dei parenti degli anziani

Acceso confronto con i vertici della cooperativa che gestisce la casa “Padre Fantino”

La Guida - Rsa Borgo, la rabbia dei parenti degli anziani

Borgo San Dalmazzo – Rabbia e indignazione tra i parenti degli anziani ospitati nella Rsa “Padre Fantino”, dove da inizio mese sono stati registrati 13 decessi. Nel pomeriggio di mercoledì 22 una quarantina di loro ha incontrato nel salone consiliare Massimo Secondo, presidente della cooperativa Punto Service di Vercelli che gestisce la struttura, e Sergio Provera, da pochi giorni direttore facente funzioni. “Ci fidavamo di voi – ha detto una signora – ma ci siamo fidati della gente sbagliata, questo è un rimorso che ci rimarrà sulla coscienza”. Tante le domande, espresse tra lacrime e rimpianti di chi ha perso un congiunto o teme per la sua salute: perché non sono stati presi provvedimenti per far fronte ad una situazione che era già grave a inizio aprile? perché gli ospiti con sintomi non sono stati adeguatamente isolati? perché nell’ultimo fine settimana non c’era un referente cui rivolgersi? perché è mancata una comunicazione trasparente ed efficace? perché non è stato rafforzato il personale?

Massimo Secondo: “Abbiamo sempre garantito i servizi che può assicurare una Rsa, in una situazione di emergenza sanitaria come questa. Non è vero che la struttura è stata abbandonata. Abbiamo chiesto ripetutamente i tamponi. Nei casi di positività chiederemo il ricovero ospedaliero per gli infettati”.

Sergio Provera: “Quando un paziente ha sintomi, chiamiamo il 118, è il medico del 118 a decidere se ricoverare in ospedale il paziente o lasciarlo in struttura. Negli ultimi giorni sono stati assunti 8 Oss e sono arrivati dalla Lombardia due infermieri nostri collaboratori. Al momento sono in servizio 4 infermieri su 5 previsti”.

Il sindaco Beretta: “La comunità di Borgo è profondamente ferita da quello che è accaduto”. Qualche giorno fa lo stesso Beretta aveva scritto al presidente della cooperativa una lettera (trasmessa anche all’Asl di Cuneo e alla Prefettura) in cui definiva “grave e inammissibile  il fatto che nelle giornate di sabato 18 e domenica 19 aprile, in piena crisi di mortalità, non sia stata assicurata presso la struttura la presenza di una figura professionale quale punto di riferimento in grado di assicurare il necessario coordinamento sia per l’organizzazione del personale, sia per la comunicazione con i familiari. Alcuni dei parenti hanno annunciato l’intenzione di presentare un esposto all’autorità giudiziaria.

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