È una notizia di alcuni giorni fa, passata, viste le circostanze, un po’ inosservata nei media europei. La Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha condannato la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica ceca per aver rifiutato di conformarsi al meccanismo temporaneo di ricollocazione di richiedenti asilo creato dal Consiglio dell’UE nel settembre del 2015.
Il 2015 è stato l’anno di maggiore pressione migratoria sull’Europa, in particolare sull’Italia. Due dei tre Paesi, a fronte di decine di migliaia di richiedenti asilo, avevano indicato le loro disponibilità di accoglienza: 100 persone per la Polonia, 50 persone per la Repubblica ceca e nessuna indicazione da parte dell’Ungheria. Solo la Repubblica ceca ha fatto lo sforzo di accogliere 12 persone.
Ora la Corte di Giustizia ha emesso la sua sentenza, richiamando in tal modo, anche in un periodo di particolare emergenza, il rispetto del diritto europeo. Un richiamo che si fa ancora più emblematico per quanto riguarda l’Ungheria, Paese che proprio in questi giorni ha fatto ulteriori passi avanti verso una vera e propria dittatura. Con la speranza che l’Europa reagisca al più presto.
Fotografia a Lesbo di Luca Prestia