I tanto attesi 600 euro, il bonus alle partite Iva per l’emergenza Covid-19 stanno arrivando sui conti dei cuneesi. Ma sorprende scoprire, da testimonianze dirette degli interessati, che la platea delle partite Iva è una prateria vasta e composita, e a ricevere, tra giovedì e venerdì, i 600 euro non sono stati solo i negozianti chiusi da più di un mese, gli artigiani che non si possono muovere da casa, tutte imprese che vivono del proprio lavoro, di quanto riescono a fare e non con uno stipendio “più o meno garantito” a fine mese. I 600 euro sono arrivati anche a chi ha fatto domanda tra i notai e professionisti di ogni categoria, e negozi rimasti aperti perché fornitori di beni essenziali (macellai, alimentari, piccoli supermercati, panettieri). Alcuni di questi commercianti riconoscono a clienti affezionati di non aver mai guadagnato tanto come in questo periodo, “neppure a Natale”.
Il solito sistema all’italiana? si chiederà qualcuno. Ed è lecito farsela questa domanda.
I notai per esempio rientrano nel Fondo istituito dal “cura Italia” che all’articolo 44 include anche loro, in quanto “lavoratori danneggiati dal virus Covid-19”: le statistiche pubblicate dagli studi di settore del ministero delle finanze indicano una media reddituale per ogni notaio di 293.200 euro, i redditi più alti tra i professionisti. Al secondo posto i farmacisti.
Passi che siano i giovani notai a richiederete il bonus, che nel 2019 non hanno raggiunto un reddito da 35 mila euro o che nello stesso anno d’imposta non hanno superato i 50 mila euro. Ma non sembra questa la categoria più svantaggiata.