Dopo l’appello del Segretario Generale dell’ONU su un cessate il fuoco globale, giunge anche la richiesta di Michelle Bachelet, Alto Commissario dell’ONU per i diritti umani, di allentare o sospendere le sanzioni imposte a Paesi che si trovano in gravi difficoltà nella lotta contro il coronavirus. È il caso, ad esempio, dell’Iran, il Paese più colpito in Medio Oriente, ma anche di Cuba, del Venezuela, della Corea del Nord e, in misure minore, dello Zimbabwe.
Michelle Bachelet, nella sua richiesta, ha messo in particolare evidenza quanto sia “di vitale importanza evitare il collasso del sistema medico di qualsiasi Paese, dato l’impatto esplosivo che avrà sulla sofferenza delle popolazioni colpite e sull’espandersi del contagio nel mondo”.
Le sanzioni imposte ad un Paese, siano esse in modo multilaterale o unilaterale, rappresentano uno strumento di strategia e di pressione politica di un certo peso. Le sanzioni unilaterali imposte dagli Stati Uniti all’Iran, ad esempio, riconfermate e appesantite ulteriormente alla fine di marzo, sono emblematiche al riguardo. Usate al fine di indebolire al massimo l’economia del Paese ed esercitare la massima pressione politica, esse contribuiscono a provocare un disastro sanitario e umanitario fuori controllo.
Il coronavirus si è intromesso in questo braccio di ferro politico. Chissà se riuscirà ad orientare l’attenzione di tutta la comunità internazionale verso nuove e sconosciute emergenze umanitarie che chiamano in causa l’intero Pianeta.