Cuneo – Ad oggi il dato nazionale che appare più credibile per studiare l’andamento del contagio è il numero dei decessi, che però sconta due problemi aggiuntivi. Il primo è la difficoltà di risalire dai decessi al numero effettivo di contagi, il secondo è legato al ritardo temporale con cui si verificano. Riguardo al primo problema uno studio condotto da R. Verity, pubblicato nell’archivio medRxiv della Yale University degli Stati Uniti due settimane fa, ha calcolato che il rapporto tra decessi e persone contagiate è pari allo 0,66% in Cina. Matteo Villa, a partire da questa stima, ha presentato per conto di ISPI un lavoro che riporta il dato al caso italiano, tenendo conto del fatto che la popolazione italiana ha un’età media superiore a quella cinese, e che il virus causa più decessi fra le persone anziane. Il rapporto viene calcolato pari all’1,14%, anche se l’incertezza della stima è piuttosto elevata. In merito al ritardo, considerato che i decessi avvengono in media 13 giorni dopo il momento del contagio (5 giorni di incubazione, 4 dall’insorgenza al ricovero, 4 dal ricovero al decesso – dati dell’Istituto Superiore di Sanità) si può ragionare a ritroso nel tempo.
Al 29 marzo i decessi erano 10.779, per cui si può risalire ad un totale di persone infette, risalente al 16 marzo, grossolanamente pari a un milione. Per dare un’idea le due province più colpite, Bergamo e Brescia, avevano in quel momento circa 250.000 persone contagiate, ovvero il 10% della popolazione. Se assumiamo la data del ricovero coincidente con quella dell’effettuazione del tampone (e conseguentemente la registrazione della positività al virus), il dato va confrontato con quello del 25 marzo, quando in Italia i casi registrati erano circa 74.000. Da ciò si dedurrebbe che il dato ufficiale “misura” un fenomeno che in realtà è 13 volte superiore, e con circa 9 giorni di ritardo.
E in questi ultimi quattro giorni, come sono andate le cose? Stiamo finalmente rallentando? Se assumiamo come misura i dati rilevati a livello nazionale per prolungare la curva, vediamo effettivamente un certo rallentamento, con un picco di contagi corrispondente al 14 marzo (pochi giorni dopo l’inizio delle misure di contenimento). Ad oggi il modello mostrerebbe (il condizionale è d’obbligo) un ritmo di 7.000 nuovi contagi al giorno (fig. 1), ed un totale di persone contagiate che arriverà a 1.600.000 (un contagio ogni 37 italiani) a fine epidemia (fig. 2). Attenzione: per quanto detto sopra, le due figure mostrano dati anticipati di 9 giorni rispetto a quelli comunicati dai bollettini ufficiali.
Figura 1
Figura 2