Dronero – Dai medici di base di Dronero arriva un accorato appello che denuncia le condizioni disperate in cui operano tutti i medici che stanno affrontando l’emergenza epidemica in corso.
“Ogni giorno visitiamo decine di pazienti con sintomi suggestivi per virosi da Covid19, le visite avvengono a domicilio e in ambulatorio, cercando di adottare le massime misure di precauzione, ma senza strumenti – scrivono -. A tutt’oggi l’Asl è stata posta in grado di affidarci, ormai da circa 2 settimane, 1 (una) mascherina Fp2 e 3 (tre) mascherine chirurgiche e non a tutti i colleghi. Purtroppo alcuni di noi lamentano di essere stati esclusi dalla distribuzione proprio per l’esiguità della fornitura. Non abbiamo avuto altro materiale. Molti di noi stanno usando materiale di fortuna, mascherine in tessuto auto-prodotte, tute da lavoro monouso, occhiali e visiere reperite in ferramenta, tutto non testato e non certificato per l’uso medico. Cerchiamo di affrontare l’affrontabile per mezzo telefonico e a distanza, ma non è sufficiente. Ci sono numerosissime situazioni che vanno valutate direttamente”.
E continuano: “I responsabili dirigenti Asl sono come noi in grave difficoltà in questa lotta e stanno affrontando l’emergenza con il massimo impegno ma devono essere assolutamente aiutati, non possono farcela da soli. Condividiamo lo stesso obiettivo: sconfiggere l’epidemia e l’aiuto che riceveranno sarà aiuto diretto a noi. Il numero di sintomatici è molto elevato, esponenzialmente molto maggiore dei tamponi effettuati. Sono state date finora indicazioni, sulla base delle linee guida delle maggiori organizzazioni sanitarie Organizzazione Mondiale della Sanità, Istituto Superiore della Sanità per le segnalazioni di sospetta positività che contemplano ancora i criteri epidemiologici di contatto stretto con soggetto positivo accertato, quando ormai l’infezione è diffusa capillarmente. Ormai noi medici nella valutazione dei casi ragioniamo che ogni febbre, ogni tosse, ogni sindrome virale, ogni quadro di polmonite è da considerarsi conseguenza di Covid19 fino a prova contraria.
I tamponi vengono attribuiti in Piemonte finora con molta parsimonia sia ai sospetti malati sia a noi medici che li abbiamo visitati che possiamo così diventare fonte di contagio. È una gestione pericolosa perché la sottostima dei positivi rende facile la diffusione dell’infezione da parte dei soggetti asintomatici e rende rischiosa la riammissione al lavoro di sospetti malati che non hanno così la certezza di non essere più contagiosi.
Negando inoltre l’esecuzione dei tamponi a quanti tra noi sono sospetti infetti, si mette in grave pericolo la salute dei nostri pazienti soprattutto anziani che visitiamo quotidianamente e dei nostri familiari che, innocenti, non hanno scelto la nostra professione, ma ne subiscono il rischio, il pericolo e le conseguenze.
In questo momento sono in atto numerose raccolte fondi per acquistare dispositivi di protezione individuale, strumentazione clinica domiciliare (saturimetri, termometri, tamponi), ma noi abbiamo urgente bisogno di materiale in modo da proseguire in modo sicuro l’assistenza ai nostri pazienti.
Sventurata la terra che ha bisogno di eroi e, noi, per non diventarlo, vi chiediamo di adoperarvi ciascuno nelle sue possibilità in modo che la struttura organizzativa dell’ASL riesca a far arrivare gli strumenti necessari a tutti i medici… ovunque”.
A firmare l’accorato appello sono i medici Giovanni Manera, Paola Ferro, Elisabetta Bertini, Gianni Gerbino, Isabel Resta, Ivo Bono, Francesco Chiara, Luca Fissore, Antonella Valeriani, Carlo Ponte, Teresa Liotti. Maria Grazia Calzato, Nadia Molineri , Bruno Timpano, Silvia Odisio, Marco Giraudo, Mario Branda.