Cuneo – Anche sul territorio della Granda continuano a moltiplicarsi gli appelli al massimo rispetto dei provvedimenti restrittivi sullo spostamento delle persone, per limitare al massimo le occasioni di contagio e diffusione del coronavirus.
In prima linea in questo impegno ci sono i sindaci, nel loro ruolo di autorità locali di pubblica sicurezza: tra toni più o meno forti, improntati alla severità e alla richiesta di collaborazione da parte dei compaesani, i primi cittadini invitano a stare in casa per evitare contagi, a utilizzare i servizi di consegna a domicilio che si sono moltiplicati sul territorio. E lo fanno spesso con canali diretti, utilizzando i social network e il sito web del loro Comune. In diversi paesi, passa attraverso questi messaggi anche la segnalazione o l’aggiornamento dei casi positivi riscontrati dalle autorità sanitarie sui territori, in una “conta” che ricorda a tutti quanto il pericolo del virus sia vicino a ciascuno di noi, e che quindi nessuno può considerarsi libero di “fare il furbo”.
Tutte le istituzioni, dalla Prefettura alle forze dell’ordine, insieme con tante realtà locali dell’associazionismo e moltissimi “semplici” cittadini, si fanno portavoce dell’importanza di restare a casa, limitare al massimo le uscite (solo per lavoro, salute ed emergenze) e comunque “concentrare” il più possibile (spesa più ampia, magari per sette-dieci giorni, e con una sola persona per famiglia, e se possibile anche per altre famiglie e persone anziane o sole), evitare il più possibile passeggiate e attività all’aperto. Su queste ultime, poi, dalla serata di ieri (mercoledì 18 marzo) è stato minacciato uno stop forzato dal governo, proprio per il mancato rispetto dei divieti in troppe zone; a livello locale, poi, sono scattate molte chiusure di giardini e parchi pubblici.
D’altronde, mentre la gestione dell’emergenza procede giorno per giorno sulla base dell’andamento sul fronte sanitario, a livello nazionale si rafforza comunque il timore di una proroga dei provvedimenti di limitazione alla libertà di movimento. E questi potrebbero essere rafforzati, con una stretta per la serrata totale (che lascerebbe aperti, in una certa fascia oraria, soltanto i negozi di alimentari) e lo stop a tutte le attività produttive. Il termine di inizio aprile, quindi, potrebbe non bastare: sempre più, questo dipende dai comportamenti e dalla responsabilità di ciascuno.