l’attuale emergenza legata alla rapida diffusione del SARS-CoV-2 si sta tramutando, altresì, nell’occasione per evidenziare la bontà del Nostro Sistema sanitario nazionale e per manifestare quanto gli operatori in Sanità abbiano da offrire in termini di disponibilità, di etica del lavoro e di competenze professionali.
Inutile dirLe che, chi più, chi meno, siamo tutti ansiosi di apprendere la buona novella dell’aver raggiunto il picco di contagi e siamo tutti “ghiotti” dei servizi dei telegiornali, degli articoli di stampa e di tutti quei programmi e quelle riviste di approfondimento scientifico che consultiamo quotidianamente e più volte al giorno.
Si è dovuto constatare, però, che è tendenza generale quella di far riferimento solamente a due categorie: quella dei Medici e quella degli Infermieri.
Il Loro binomio è certamente fondamentale, ma, al contempo, mortifica le altre 19 professioni sanitarie e sminuisce il sacrificio di tutte le persone che, proprio al fianco di medici e di infermieri, ogni giorno consento il funzionamento della Sanità italiana.
Le scrivo nella mia qualità di Presidente di un Ordine professionale provinciale, quello di Cuneo, costituito da ben 19 albi professionali (tecnici sanitari laboratorio biomedico, tecnici audiometristi, tecnici audioprotesisti, tecnici ortopedici, dietisti, tecnici neurofisiopatologia, tecnici fisiopatologia cardiocircolatoria, igienisti dentali, fisioterapisti, logopedisti, podologi, ortottisti e assistenti oftalmologia, terapisti neuro e psicomotricità età evolutiva, tecnici riabilitazione psichiatrica, terapisti occupazionali, educatori professionali, tecnici prevenzione ambiente e luoghi lavoro, assistenti sanitari, tecnici sanitari di radiologia medica) e rappresentante oltre 1.600 Iscritti.
Certo della Sua sensibilità in merito, sono a chiederLe di voler trovare lo spazio sulle pagine del Suo giornale per pubblicare una lettera inviata dal dr. Alessandro Beux, Presidente della Federazione Nazionale Ordini TSRMPSTRP (Ordine dei Tecnici Sanitari di Radiologia Medica e delle Professioni Sanitarie Tecniche, della Riabilitazione e della Prevenzione, ndr) al Presidente del Consiglio Nazionale Ordine dei Giornalisti, dr. Carlo Verna.
Segue la lettera del presidente nazionale
Gentile Presidente,
i recenti focolai di Covid-19 hanno, ancora una volta, reso evidenti la disponibilità, l’abnegazione e la competenza di tutti gli operatori sanitari del nostro Paese.
Ciò malgrado, in questo periodo di emergenza si fa continuo riferimento, negli articoli di stampa e nelle interviste televisive, ai soli Medici e Infermieri, con doverosi continui ringraziamenti per quel che fanno.
Nel ribadire che tale riconoscimento è doveroso, riteniamo opportuno rilevare come il riferimento esclusivo a queste due professioni penalizzi e mortifichi il sacrificio di tutte le altre, alcune delle quali altrettanto impegnate in prima linea e parimenti esposte e sotto pressione.
Con queste premesse, come rappresentante istituzionale, professionista sanitario, cittadino e, più in generale, persona sento di voler ringraziare i Medici, gli Infermieri e, con altrettanta determinazione, i numerosi colleghi delle altre professioni sanitarie, meno note e visibili, ma il cui contributo è indispensabile e non surrogabile. Tutte le professioni sanitarie coinvolte nella gestione dell’emergenza risultano infatti meritevoli di attenzione e di riconoscenza per quel che stanno garantendo all’interno della grave situazione determinatasi e, più in generale, a favore del nostro prezioso sistema sanitario (bisognerà dimostrargli di essere davvero riconoscenti, dopo, quando sarà passata l’emergenza).
In particolare, tra le varie professioni maggiormente coinvolte nell’emergenza, per frequenza, intensità ed esposizione che in questi giorni caratterizzano la loro azione, è doveroso ricordare gli Assistenti sanitari, per l’attività a supporto della comunità e dei singoli individui con inchieste epidemiologiche, ricerca attiva dei contatti, sorveglianza sanitaria, formazione e prevenzione; i Tecnici di fisiopatologia cardiocircolatoria e perfusione cardiovascolare, per le persone che hanno bisogno di ossigenazione extracorporea (ECMO); i Tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro, per l’impegno nei servizi di prevenzione e protezione, al fine di porre in essere le disposizioni ministeriali e regionali e formare al corretto uso dei DPI; i Tecnici sanitari di laboratorio biomedico, per gli esami microbiologici e virologici (es. cosiddetto tampone) indispensabili per diagnosi molecolari rapide e affidabili, necessarie al controllo e alla gestione dell’emergenza; i Tecnici sanitari di radiologia medica, per le indagini radiologiche effettuate con finalità diagnostiche o di controllo nel tempo (ce ne sono già alcune decine in quarantena obbligatoria).
Il richiamo alle predette cinque professioni sanitarie, esemplificativo e non esaustivo, non è (e non vuole essere) una graduatoria di merito -cosa in alcun modo possibile- o di popolarità -cosa inaccettabile-, ma un modo per rendere di immediata comprensione l’importanza di tutte le professioni sanitarie, fornendo una più ampia testimonianza del loro numero e della loro varietà, soprattutto in un momento come questo, in cui nei confronti di chi è in prima linea le parole dette e scritte possono risultare carezze o schiaffi, a seconda che riconoscano o meno il sacrificio fatto.
Alla luce di quanto sinora esposto, formulo la seguente semplice proposta: non potendole elencare sempre tutte e dovendo riconoscenza sempre a tutte, suggerisco di scrivere e parlare di professioni sanitarie.
Questa denominazione, massimamente inclusiva e rappresentativa, non è nulla di più e di diverso da quel che ci consegna la normativa italiana, così come richiamata dal Ministero della salute.
Certo della sensibilità che mostrerai nei confronti del tema, invio cordiali saluti.
Il Presidente
Alessandro Beux