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Giovedì 19 dicembre 2024

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Truffa on line per un’auto, donna condannata a nove mesi

La vittima del raggiro era un senegalese che aveva visto l'annuncio ed era andato a Bergamo per ritirare il veicolo

La Guida - Truffa on line per un’auto, donna condannata a nove mesi

Narzole – Aveva bisogno di un’auto più grande perché era nato il terzo figlio e così I. B., cittadino senegalese, consultò il sito Subito.it, dove trovò l’annuncio della vendita di una Volkswagen Tuareg a 1.800 euro. Telefonò al numero indicato nell’annuncio e rispose una signora che si presento come Laura Iraldi. La donna gli disse di lasciare un acconto sulla carta Poste Pay di cui gli fornì il numero. I. B. versò la somma sulla carta indicata, la quale però era intestata a un’altra donna, L. A. imputata oggi (lunedì 3 febbraio) al Tribunale di Cuneo per truffa. Dopo un primo versamento la signora Laura gli disse che dovevano fare la voltura e l’uomo versò altri 580 euro, e poi altri 100 euro prima dell’incontro per la consegna dell’auto e il saldo della somma, che sarebbe dovuto avvenire il 17 maggio 2018 a Bergamo.
“Sono andato all’appuntamento con moglie e figli – ha detto in aula I. B. -, abbiamo aspettato un giorno intero alla stazione di Bergamo ma non è arrivato nessuno, allora sono andato dai Carabinieri a denunciare”. L’uomo ha naturalmente provato a chiamare al telefono la signora Laura, ma il telefono risultava staccato; il contratto è poi risultato intestato a un cittadino nepalese con una Sim acquistata pochi giorni prima del fatto. In aula ha deposto anche il maresciallo della compagnia di Bergamo che ha eseguito i dovuti accertamenti: “Abbiamo verificato che i documenti di A. L. usati per aprire il conto Poste Pay erano gli stessi che la donna ci ha mostrato quando le abbiamo notificato la denuncia per l’elezione di domicilio”.
Il pubblico ministero in udienza Luigi Dentis ha definito il fenomeno delle truffe on line particolarmente criminogeno e meritevole di una sanzione importante, poiché si sfrutta la buona fede e la diligenza con cui l’individuo si attiene alle normali regole di un contratto. Ancora più odiosa la truffa di 780 euro a un onesto lavoratore che aveva bisogno di un’auto più grande per la sua famiglia.
La difesa con l’avvocato Clelia Imberti ha eccepito la mancanza di accertamenti su eventuali denunce di smarrimento della carta Poste Pay e sul fatto che non è stata provata la effettiva disponibilità della carta in carico alla sua assistita. Nessun accertamento sarebbe stato fatto su un eventuale furto d’identità per l’apertura del conto.
Il giudice ha accolto la richiesta dell’accusa condannando la donna L. A. a nove mesi di reclusione e 900 euro di multa.

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