Cuneo – Assoluzione con formula piena: si è concluso così il processo per l’omicidio preterintenzionale dell’anziano Angelo Giordana, deceduto a Entracque nel gennaio 2017, in cui erano imputati i due vicini di casa Stefano Giordano e Osvaldo Audisio. La Corte d’Assise del Tribunale di Cuneo, presieduta dalla dottoressa Elisabetta Meinardi con a latere il dottor Massimo Scarabello, e i sei giudici non togati hanno così accolto pienamente la tesi difensive dei due imputati, che fin dall’inizio del processo contestavano l’ipotesi stessa di un pestaggio come causa delle ferite che avrebbero provocato lo stato di semincoscienza e la conseguente morte per assideramento dell’agricoltore di Entracque.
La formula di assoluzione scelta dalla Corte d’Assise ha in pratica affermato che quel giorno a Entracque non ci fu alcun pestaggio, ma che il Giordana sarebbe caduto da solo dalla scala del fienile, alla base della quale fu trovata la macchia di sangue più grande. Da solo rientrò in casa e dopo essersi spogliato per cambiarsi, forse per la debolezza o lo stato confusionale derivato dalla botta alla testa, non riuscì ad accendere la stufa e morì assiderato.
I motivi che hanno condotto a questa decisione verranno depositati tra 90 giorni, ma è chiaro a tutti che questa piena assoluzione significa che gli elementi raccolti dagli inquirenti in quella casa della borgata Tetti dietro Colletto di frazione Trinità di Entracque, prima ancora che utili a incriminare Giordano e Audisio, e per i quali l’accusa aveva chiesto una condanna a dodici anni, non dimostrano neanche che il signor Giordana sia stato picchiato prima di morire.
“Siamo soddisfatti – ha dichiarato l’avvocato Vittorio Sommacal che con l’avvocato Francesca Quaranta rappresentava Osvaldo Audisio – del fatto che sia stato chiarito che non c’è stato nessun delitto, come diciamo dall’inizio del processo, un processo che non doveva neanche iniziare”. “Sono stati tre anni d’inferno per il nostro cliente – hanno aggiunto gli avvocati Federico Morbidelli e Alberto Parola difensori di Stefano Giordano – che dal primo momento è stati sottoposto a pressioni anche mediatiche. Questa sentenza ha ridato dignità a un uomo dopo tre anni di sofferenze”.