Cuneo – Con l’accusa di omissione di soccorso è stata processata martedì mattina in tribunale F. B., una 65enne buschese che il 2 febbraio 2019 non si fermò a prestare soccorso in seguito a un urto con un pullman della Bus Company. Era un sabato mattina e aveva da poco smesso di nevicare, il fondo stradale era scivoloso e le auto sulla provinciale 589 in direzione Busca procedevano lentamente. Davanti al bus c’era l’Audi di F. B. e davanti un’altra auto sportiva. Sul rettilineo all’altezza di Roata Rossi il pullman provò il sorpasso dell’Audi, ma questa si spostò verso il centro della carreggiata. Il pullman urtò l’auto sulla fiancata sinistra, il conducente sterzò e finì nel fosso, con il mezzo in parte rovesciato (nella foto, l’incidente).
Alcuni passeggeri a bordo caddero e si ferirono, tra cui la signora C. E., che ha raccontato in aula di aver sentito il botto e lo spavento per il rovesciamento del bus nella bealera; fu ricoverata in pronto soccorso per il colpo di frusta ricevuto nell’urto con prognosi di dieci giorni. Molte auto si fermarono ma non l’Audi che proseguì la sua strada.
Dopo circa due ore, mentre ancora i Carabinieri erano sul posto per raccogliere i dati dell’incidente, F. B. tornò in compagnia del figlio: “Ci disse che forse era coinvolta lei in quell’urto – ha riferito il Carabiniere in aula -, erano tornati con un’altra auto, ma noi siamo andati sotto casa del figlio della signora e abbiamo visto l’Audi abbastanza danneggiata sulla fiancata sinistra”. F. B. ascoltata in aula ha riferito di essere agitata quel giorno in auto per via del maltempo e per il fatto che la macchina che la precedeva continuava a frenare inducendola a spostarsi verso il centro della carreggiata. In auto c’erano anche il figlio e il nipotino seduti sui sedili posteriori, il bambino piangeva e urlava e per questo motivo sia lei sia il figlio non si sono accorti dell’urto con il pullman. Quando sono arrivati a Busca hanno notato che mancava lo specchietto retrovisore, ma non il danneggiamento alla fiancata, e sono tornati indietro a recuperarlo. Il vice procuratore Raffaele Delpui ha invece contestato il dolo alla donna poiché non avrebbe avuto senso tornare indietro a raccogliere uno specchietto retrovisore rotto se non fosse stato per il timore che attraverso quello si potesse risalire alla sua vettura, e ha chiesto la condanna a 10 mesi di reclusione. L’avvocato difensore Giulia Dadone ha negato risolutamente la contestazione del dolo proprio per la condotta della donna che era tornata indietro a raccontare come era avvenuto il fatto. Non aveva contribuito lei a provocare l’incidente ma il conducente del pullman con un tentativo di sorpasso in un punto vietato e ha chiesto l’assoluzione per l’assistita. Il giudice ha invece condannato la donna a otto mesi e 15 giorni di reclusione con sospensione della patente per due anni e sei mesi.