Cuneo – Il cuneese Monsignor Celestino Migliore, 67 anni, è il nuovo nunzio apostolico a Parigi. L’annuncio dell’incarico conferitogli da papa Francesco è stato diramato alle ore 12 di oggi, sabato 11 gennaio, dagli organi ufficiali della Santa Sede.
Migliore lascia la nunziatura di Mosca per la prestigiosa sede parigina. A Mosca ha lavorato a partire dal 28 maggio 2016 quando già da Papa Francesco era stato nominato nunzio apostolico della Federazione Russa a cui il 21 gennaio dell’anno successivo, il 2017, aveva aggiunto la nunziatura in Uzbekistan. In precedenza ha ricoperto incarichi in diversi paesi, iniziando con l’Angola quarant’anni fa passando poi per Washington, Il Cairo, Varsavia, Strasburgo come osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa, Roma come sottosegretario per le relazioni con gli Stati, New York come osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu, e nuovamente Varsavia, Mosca ed ora in Francia.
Cosa porterà con sé di questi anni di lavori in Russia?
Visitando le comunità cattoliche in varie località della Federazione Russa – racconta monsignor Migliore- ho avuto modo di incontrare molta gente cosiddetta “comune”, quel settore della popolazione che non fa notizia ma che nel suo insieme esprime, conserva e consolida gli aspetti più belli dello spirito e della cultura di un popolo. Ho colto e ammirato una viva aspirazione e un tenace impegno ad essere protagonisti dello sviluppo delle comunità locali per quanto riguarda la cura della salute, dell’ambiente, dell’educazione e formazione dei giovani, dei rapporti di rispetto, giustizia e solidarietà tra concittadini, nonché l’aspirazione diffusa a dare un senso alla vita con valori e stili di vita che vanno al di là del benessere materiale.
Domanda scontata ma anche scottante: perché tanta fatica a normalizzare i rapporti tra Chiesa ortodossa russa e Chiesa cattolica?
Chiesa ortodossa russa e Chiesa cattolica rappresentano due storie, due culture, due mondi che per secoli sono andati avanti in parallelo. Se si sono incontrate, è per lo più sul terreno del pregiudizio e della diffidenza reciproca sfociati nella reciproca scomunica, in scaramucce e conflitti. Il comune martirio subito nella lunga epoca comunista ha registrato esempi altissimi di comunione nel sangue dei martiri, che hanno contribuito enormemente alla maturazione della fraternità nel medesimo Gesù Cristo, ma ancora non hanno abbattuto i muri, spesso artificiali, innalzati lungo i secoli.
Cos’è che divide ancora oggi?
Pesa ancora il tempo perduto in reciproche recriminazioni teologiche ed ecclesiologiche che in retrospettiva stanno perdendo la loro consistenza e si rilevano sempre più speciose e funzionali ad una incapacità o scarsa volontà di riconoscere ed approfondire invece le basi comuni e i punti di accordo. Il tempo perduto pesa e non può essere sottovalutato. Credo si possa applicare anche ai rapporti Chiesa ortodossa russa e Chiesa cattolica quanto affermato da Papa Francesco circa i rapporti tra Santa Sede e Cina: “Si sta parlando, lentamente… Le cose lente vanno bene; le cose in fretta non vanno bene”.