Cuneo – Allo stato attuale si può dire che Angelo Giordana, l’agricoltore di Entracque trovato morto il 20 gennaio 2017 all’interno della propria abitazione, sia deceduto per assideramento. Ascoltati venerdì 22 novembre in aula al Tribunale di Cuneo, i periti nominati dall’accusa e dalle difese sono risultati tutti concordi su questo punto. L’uomo, ferito fuori dall’alloggio, sarebbe riuscito a rientrare in casa, dove si sarebbe spogliato per cambiarsi ma qualcosa – forse lo stato confusionale per le ferite riportate, forse un malore – gli ha impedito altri movimenti ed è stato trovato così, disteso a terra spogliato e supino.
La vera discussione si è incentrata su come l’uomo si sia provocato quelle ferite. Secondo Roberto Testi, uno dei due medici legali che hanno eseguito l’autopsia, quelle ferite erano troppe per poter essere state provocate da un evento accidentale come una caduta dalle scale. In particolare le ferite al volto, alla base del cuoio capelluto, sul lato destro della fronte, sotto l’occhio destro e alla base del naso, sembravano essere compatibili con un pugno. Così come le ferite sul dorso delle mani e agli avambracci potevano essere lesioni da difesa.
“Prese singolarmente quelle ferite potevano essere compatibili con una caduta accidentale, ma per esperienza – ha riferito il medico legale – una persona che si è provocata cadendo tutte quelle lesioni non l’ho mai vista. Per la mia esperienza si tratta di ferite da colluttazione”. Più sfumata la posizione dell’altro medico legale, Mario Abrate: “Non ci sono elementi probanti sulla natura della morte di questa persona”.
L’attenzione delle difese si è però concentrata sul video dell’autopsia, durante la quale i due medici non avevano ipotizzato la colluttazione, presente in relazione, mentre sarebbe sparito del tutto nel resoconto finale il riferimento a quel fenomeno noto come “svestimento paradosso” con cui avrebbero inizialmente spiegato la natura delle lesioni agli arti superiori e inferiori. Quando lo stato di ipotermia è molto avanzato, paradossalmente la persona sente un gran caldo ed è indotta a svestirsi. Le lesioni agli arti superiori e inferiori potrebbero essere sopravvenute in quel momento, quando la persona comincia a camminare carponi alla ricerca di un rifugio caldo. È questa l’ipotesi del dott. Varetto, perito della difesa Audisio, il quale ha fatto riferimento alla vasta letteratura artica, perché l’assideramento è più frequente in quelle zone particolarmente fredde, in cui ricorrono proprio quei fenomeni di arrossamento e lesioni agli arti. Per quanto riguarda le altre lesioni, la tesi di Lorenzo Varetto è che essendo localizzate in prevalenza sul lato destro, potrebbero essere effettivamente compatibili con una caduta su quel lato del corpo, anche perché le ferite erano tutte esposte.
Altro elemento di discussione sono state le ferite riscontrate sotto l’ascella di un braccio; secondo il dott. Testi erano le tipiche ferite del barelliere, che si verificano quando una persona viene afferrata e sollevata. Secondo Lorenzo Varetto e Gianluigi Bossi invece quelle ferite erano tre striature troppo sottili per poter essere definite “da sollevamento e trascinamento”; più probabile che fossero arrossature da trazione, da strozzatura di un indumento. “Ho potuto vedere anche io il video – ha detto il dott. Bossi -: vista la ferita alla testa, pensavano di trovare la testa rotta, ma dato che non era così hanno iniziato a formulare altre ipotesi. Solo che nella relazione finale non hanno più fatto riferimento all’ipotesi dello svestimento paradosso per spiegare le ferite agli arti”.
Alla prossima udienza, fissata per il 13 dicembre, verranno ascoltati i due imputati e gli ultimi testimoni.