![](https://www.laguida.it/wp-content/uploads/2019/11/Augustas-Serapinas-1024x689.jpg)
Augustas Serapinas
Di per sé una scorpacciata di arte contemporanea, “Artissima” è solo l’apice della “Torino Art Week”, per cui bisognerebbe avere il dono dell’ubiquità e l’energia di Superman tante sono le iniziative in programma: il festival di musica elettronica “ClubToClub”, tanto per fare un esempio, che quest’anno riuniva nomi importantissimi (da James Blake a Battles, da Floating Points a Helado Negro, da Holly Herndon a Let’s Eat Grandma, da Chromatics a Flume). Oppure le tante rassegne per così dire minori: “The Others”, “Paratissima” “FLAT”, etc. Per non parlare delle mostre inaugurate per l’occasione: le più intriganti di quest’anno sembrano la personale di Berlinde de Bruyckere alla Fondazione Re Rebaudengo (fino al 15 marzo) e “Brasil!” al Museo Fico dedicata all’arte contemporanea dell’enorme Paese sudamericano (fino al 16/2).
Sono talmente tanti gli stimoli ricevuti, che poi occorrono giorni per giorni per ricordare e sedimentare tutto quel che si è visto, aiutandosi magari con i cataloghi online delle varie iniziative e le foto scattate col proprio dispositivo elettronico.
![](https://www.laguida.it/wp-content/uploads/2019/11/Mercedes-Mangrané-1-951x1024.jpg)
Mercedes Mangrané
Tornando ad “Artissima”, anche stavolta (Oval, Torino, 1-3 novembre) la fiera diretta da Ilaria Bonacossa era ricchissima, a partire dalla sfiziosa sezione “Present Future”, dedicata ai nuovi artisti scelti da un comitato guidato da Ilaria Gianni. Qui colpivano i piccoli quadri astratti della spagnola Mercedes Mangrané, pieni di crepe, scrostature e stratificazioni, cortocircuiti misteriosi tra presente e passato. Ma anche la distesa di pagnotte colorate del giovane lituano Augustas Serapinas o gli oggetti fai-da-te per incentivare socialità e impegno politico del collettivo Opavivará di Rio.
![](https://www.laguida.it/wp-content/uploads/2019/11/Masaki-Nakayama-1.jpg)
Masaki Nakayama
Tra le opere del passato (prossimo) recuperate dalla sezione “Back To The Future” meriterebbero una segnalazione almeno la colorata arte influenzata dalla religiosità afrobrasiliana del bahiano Rubem Valentim e i lavori anni ’70 del giapponese Masaki Nakayama dove la fotografia interagisce con legno, metalli e corde con effetti strepitosi. O, sempre dal Giappone, i collage di Kimiyo Mishima (Premio Sardi per l’Arte), più famosa per le sue riproduzioni in ceramica di oggetti seriali.
![](https://www.laguida.it/wp-content/uploads/2019/11/Sheroanawe-Hakihiiwe-1-scaled.jpg)
Sheroanawe Hakihiiwe
E poi – in giro per la fiera – i disegni del nativo venezuelano Sheroanawe Hakihiiwe (Premio Refresh Irinox), i paesaggi deserti dell’iraniano Meghdad Lorpour, la pittura neo-barocca dell’americano Jesse Mockrin e la spettacolare installazione del saudita Muhannad Shono. Tutti artisti che meritano (almeno…) una ricerca su Google.