Di per sé una scorpacciata di arte contemporanea, “Artissima” è solo l’apice della “Torino Art Week”, per cui bisognerebbe avere il dono dell’ubiquità e l’energia di Superman tante sono le iniziative in programma: il festival di musica elettronica “ClubToClub”, tanto per fare un esempio, che quest’anno riuniva nomi importantissimi (da James Blake a Battles, da Floating Points a Helado Negro, da Holly Herndon a Let’s Eat Grandma, da Chromatics a Flume). Oppure le tante rassegne per così dire minori: “The Others”, “Paratissima” “FLAT”, etc. Per non parlare delle mostre inaugurate per l’occasione: le più intriganti di quest’anno sembrano la personale di Berlinde de Bruyckere alla Fondazione Re Rebaudengo (fino al 15 marzo) e “Brasil!” al Museo Fico dedicata all’arte contemporanea dell’enorme Paese sudamericano (fino al 16/2).
Sono talmente tanti gli stimoli ricevuti, che poi occorrono giorni per giorni per ricordare e sedimentare tutto quel che si è visto, aiutandosi magari con i cataloghi online delle varie iniziative e le foto scattate col proprio dispositivo elettronico.
Tornando ad “Artissima”, anche stavolta (Oval, Torino, 1-3 novembre) la fiera diretta da Ilaria Bonacossa era ricchissima, a partire dalla sfiziosa sezione “Present Future”, dedicata ai nuovi artisti scelti da un comitato guidato da Ilaria Gianni. Qui colpivano i piccoli quadri astratti della spagnola Mercedes Mangrané, pieni di crepe, scrostature e stratificazioni, cortocircuiti misteriosi tra presente e passato. Ma anche la distesa di pagnotte colorate del giovane lituano Augustas Serapinas o gli oggetti fai-da-te per incentivare socialità e impegno politico del collettivo Opavivará di Rio.
Tra le opere del passato (prossimo) recuperate dalla sezione “Back To The Future” meriterebbero una segnalazione almeno la colorata arte influenzata dalla religiosità afrobrasiliana del bahiano Rubem Valentim e i lavori anni ’70 del giapponese Masaki Nakayama dove la fotografia interagisce con legno, metalli e corde con effetti strepitosi. O, sempre dal Giappone, i collage di Kimiyo Mishima (Premio Sardi per l’Arte), più famosa per le sue riproduzioni in ceramica di oggetti seriali.
E poi – in giro per la fiera – i disegni del nativo venezuelano Sheroanawe Hakihiiwe (Premio Refresh Irinox), i paesaggi deserti dell’iraniano Meghdad Lorpour, la pittura neo-barocca dell’americano Jesse Mockrin e la spettacolare installazione del saudita Muhannad Shono. Tutti artisti che meritano (almeno…) una ricerca su Google.