Cuneo – Con l’accusa di danneggiamento a seguito di incendio, si è svolto oggi (martedì 12 novembre) il processo a carico di D. B., un giovane cuneese, accusato di aver dato fuoco all’appartamento dove fino a poche settimane prima aveva abitato con la sua compagna e i loro due figli. I due si erano lasciati e la donna era tornata a vivere dai genitori; anche l’uomo aveva un nuovo appartamento e tornava ogni tanto nell’alloggio di Confreria solo per recuperare tutte le sue cose. Secondo l’accusa l’uomo voleva vendicarsi dell’ex compagna distruggendo gli oggetti che la donna aveva lasciato nell’appartamento. La sera del 5 aprile 2018, la padrona di casa dell’appartamento venne chiamata al telefono da un inquilino del palazzo perché c’erano fiamme all’interno della casa. La donna si recò sul posto e vide anche l’imputato che le disse di trovarsi lì perché doveva prendere alcune cose dall’appartamento. Sentiti in aula i Vigili del fuoco hanno riferito che l’incendio era divampato da due punti diversi della casa, dal materasso della camera matrimoniale e dai materassi della camera dei bambini; due punti distinti della casa, la cui porta d’ingresso non risultava forzata. Per i Vigili del fuoco quell’incendio era di natura dolosa, anche se al momento del loro intervento non in grado di compromettere il palazzo. Certamente il fuoco ha provocato ingenti danni all’abitazione, la cui proprietaria si è costituita parte civile al processo. Grazie all’analisi dei tabulati telefonici è risultato che la scheda telefonica dell’imputato aveva agganciato quella sera il ripetitore che si trova a circa 700 metri dal luogo dell’incendio, anche se le celle hanno un raggio di copertura di dieci chilometri.