Cuneo – Aveva messo in vendita una stufa su un sito online ed era stato contattato da una donna che la voleva acquistare. Una normale compravendita che si è purtroppo rivelata una furto ben orchestrato e che oggi 7 novembre è stato giudicato al Tribunale di Cuneo.
Il 9 dicembre del 2017 l’uomo, accompagnato dal figlio e da un trasportatore, venne condotto fino al garage di un condominio di via Alessi al Cerialdo di Cuneo. Qui la presunta acquirente fece scaricare la stufa davanti alla saracinesca di un garage e poi chiese ai signori di attenderla, perchè sarebbe andata su in casa a prendere i soldi. Sparì dietro la porta che conduceva ai piani superiori e non ritornò più. I tre attesero a lungo e alla fine salirono a cercare l’appartamento della donna. Una ricerca che fu vana e quando tornarono al garage la stufa era sparita. Sia padre che figlio hanno riconosciuto la donna nelle foto segnaletiche della Polizia.
La donna R.I., residente al campo nomadi del Passatore e non in via Alessi, risulta intestaria del cellulare da cui sono partite le chiamate fatte al venditore della stufa. Durante l’istruttoria ha dichiarato di aver perso il cellulare in un bar; in quel periodo stava male e soffriva di vuoti di memoria.
All’esito dell’istruttoria il Pubblico Ministero dott. Borgotallo ha ricostruito la vicenda definendo quel furto un piano ben orchestrato per sottrarre la stufa all’ignaro venditore grazie all’ausilio di complici che però non sono stati identificati. La sua richiesta è stata di 4 anni e 2 mesi di reclusione più 2000 euro di multa, considerata la recidiva reiterata specifica in capo all’imputata. La difesa ha contestato invece le modalità con cui sono stati effettuati i riconoscimenti da parte della parte offesa e del figlio. Ha lamentato che non fossero state svolte indagini sui movimenti del cellulare della donna e ha ribadito il fatto che la donna in quel periodo fosse malata e difficilmente avrebbe potuto orchestrare e portare a termine un tale furto. Un’arringa dai toni un po’ accessi, soprattutto nei confronti del Pubblico Ministero in aula e che sono valsi alla giovane avvocatessa un’ammonizione da parte del Giudice, il quale ha condannato l’imputata a 4 anni e 2 mesi e al pagamento di 2000 euro di multa.