Cuneo – Assolto perchè il fatto non costituisce reato; si è conclusa così questa mattina (giovedì 31 ottobre) al Tribunale di Cuneo la vicenda giudiziaria di Paolo Ghisolfi, consigliere comunale a Peveragno, condannato davanti al giudice di pace nel gennaio di quest’anno per aver affermato, durante la campagna elettorale del 2015 per il rinnovo dell’amministrazione comunale, che l’allora vice sindaco Stefano Dho “percepiva sette stipendi”.
Insieme a Ghisolfi era stato querelato anche Andrea Bertaina, accusato di aver affermato “che Dho era solito usare la scheda carburante del Comune per uso personale presso il distributore convenzionato”. Mentre Andrea Bertaina fu assolto per non aver commeso il fatto, Paolo Ghisolfi era stato condannato al pagamento di 600 euro di multa e al risarcimento di 1500 euro per la parte offesa più 2000 euro di spese di giudizio: una pena tre volte superiore a quella richiesta dal pubblico ministero.
Secondo il Giudice di Pace quella frase non era veritiera perchè Stefano Dho riceveva solo lo stipendio per il suo impiego alle poste, mentre per gli altri incarichi, percepiva indennità, gettoni di presenza, in alcuni casi nulla. La frase era stata inoltre giudicata diffamatoria perchè il Ghisolfi sarebbe stato consapevole del significato negativo di quelle parole nel momento in cui le aveva pronunciate. Contro la condanna in primo grado, l’avvocato Maurizio Paoletti aveva fatto appello davanti al Giudice dei Tribunale di Cuneo.
Tra le motivazioni addotte, l’avvocato Paoletti ha sostenuto che quella frase non era di per sè denigratoria, ma inserita in quella contesa elettorale, significava che il Ghisolfi voleva solo “promuovere una lista completamente nuova rispetto a chi era sulla scena politica da oltre 30 anni”. Il riferimento ai 7 stipendi era quindi da riferirsi al fatto che Dho “avesse già ricoperto una miriade di incarichi pubblici, usando il termine 7 in modo figurativo ed allegorico”. Questa mattina è arrivato il pronuciamento del Giudice monocratico che ha ribaltato la condanna in primo grado, assolvendo Ghisolfi dall’imputazione perchè il fatto non costituisce reato.