Mondovì – Le scelte aziendali che avevano assunto in qualità di amministratori del pastificio Monte Regale avrebbero condotto al fallimento della storica azienda monregalese. Con l’accusa di bancarotta fraudolenta sono stati rinviati a giudizio i due amministratori dell’azienda, G. A. e R. A., mentre con l’accusa di bancarotta semplice sono stati imputati per mancata vigilanza sui conti della società. A processo sono finiti anche P. C. R., consulente dell’azienda, e R. M., un fornitore accusato di bancarotta preferenziale. Tra le decisioni assunte dagli amministratori e sotto i riflettori dell’accusa, quella di aver deliberato l’incremento del valore delle rimanenze di magazzino in seguito a un aumento delle materie prime. Una decisione che però fu revocata dopo solo un anno, oppure aver venduto 5.000 tonnellate di paste alimentari a uso zootecnico a un prezzo dieci volte inferiore a quello precedente, provocando una perdita di sette milioni di euro; e ancora aver venduto semola contaminata ad alcuni clienti, che rimandarono indietro il prodotto con grave crisi di liquidità e di immagine.
Oggi (martedì 29 ottobre) in aula sono stati ascoltati il responsabile del controllo di qualità della Monte Regale, il quale ha dichiarato di aver più volte segnalato a R. M., il fornitore di semola, che il prodotto non era conforme alle normative italiane riguardo alla percentuale di ceneri presenti.
“Più volte – ha riferito in aula l’impiegato – segnalai la non conformità della semola che ci portavano con i camion dalla ditta di R. M. Feci molte segnalazioni a riguardo ma non accadde nulla e alla fine nel 2011 venni messo in mobilità e poi licenziato”.
È stata ascoltata in udienza anche la segretaria della ditta di produzione della semola di proprietà di R. M., al quale si contesta di aver agito in maniera tale da farsi saldare immediatamente i propri crediti anche a scapito di creditori come l’Inps o l’Agenzia delle Entrate. La segretaria ha spiegato che una volta a settimana si recava presso la Monte Regale per verificare che effettivamente l’azienda non poteva saldare più di quanto effettivamente faceva: “La collega della Monte Regale – ha dichiarato in aula – mi mostrava sul computer la situazione dei vari conti bancari e poi stampava i rendiconti”. Una versione però che si discosta notevolmente da quanto riferito dalla segretaria della Monte Regale, la quale alla scorsa udienza ha dichiarato che “sia R. M. sia la segretaria possedevano le password dei conti bancari e potevano agire su di essi per fare bonifici”.
La prossima udienza è fissata al 18 dicembre e forse si procederà anche a un confronto tra le due dipendenti.