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Sabato 2 novembre 2024

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Padre e figlio imputati per un tentato omicidio a Fossano

Una vicenda complicata, scaturita da un litigio e finita a colpi di pistola: diversi elementi da chiarire

La Guida - Padre e figlio imputati per un tentato omicidio a Fossano

Fossano – È una vicenda piuttosto articolata e complessa quella in esame al Tribunale di Cuneo e che vede come imputati di tentato omicidio padre e figlio, A. K. e R. K., e come parte offesa un giovane fossanese T. G., colpevole a sua volta – con pena già patteggiata a 2 anni e 8 mesi –  di lesioni proprio nei confronti di A. K. I fatti risalgono alla notte fra il 28 e il 29 novembre 2015, quando T. G. in compagnia della propria ragazza e della sorella di lei accompagnata dal fidanzato, si era recato al bar Haiti di Fossano. Lì aveva incontrato R.K. mentre pagava alla cassa. I due si conoscevano da tanti anni perché i rispettivi padri avevano lavorato insieme, e a detta di T.G., ascoltato in aula nella mattinata di ieri (mercoledì 9 ottobre), i rapporti erano amichevoli. Eppure qualcosa è successo, forse una parola di troppo o uno scherzo non bene accetto, perché i due si sono ritrovati fuori dal locale a picchiarsi. Nella rissa è rimasta coinvolta anche la ragazza di T. G., colpita  alla nuca da un pugno  particolarmente forte di R. K., che si era tolto la cintura e l’aveva avvolta intorno alla mano. Una volta saliti in auto, diretti alla sala giochi gestita dalla madre di T. G., il ragazzo avrebbe ricevuto una chiamata da A. K. che gli chiedeva un incontro; T. G. gli avrebbe dato appuntamento presso la propria officina di riparazione auto. Alla sala giochi sarebbero scesi i tre passeggeri e sarebbe salito O. D., amico della madre, che in aula ha raccontato di averlo mandato lei perché preoccupata per quanto avvenuto ai ragazzi poco prima al bar. All’officina, che si trova poco distante dalla sala giochi, sarebbero arrivate due auto e sarebbero scese sei persone, A. K. con suo fratello, il figlio R. K. e l’altro figlio più piccolo più due amici. I due imputati avrebbero aggredito T. G. che sarebbe finito a terra, più volte colpito a una mano sulla quale ha riportato numerose fratture alle dita. Stando a quanto raccontato da lui stesso in aula, T. G. si sarebbe ritrovato a terra vicino a un contatore elettrico dietro al quale aveva nascosto una pistola che teneva lì da qualche settimana in seguito a un tentato furto alla sala giochi della madre. Raccolta la pistola il ragazzo avrebbe sparato tre colpi, uno in aria, uno a terra e il terzo sulla gamba di A. K. Nel trambusto sarebbe riuscito a salire in macchina ma lì sarebbe  stato raggiunto da un colpo di pistola, di striscio, al volto, sparato da uno dei sei che però non ha saputo individuare. Tornato alla sala giochi, una delle prime cose che ha fatto è stata nascondere il videoregistratore collegato alle telecamere di sorveglianza del locale. Perché in quella circostanza così drammatica si è preoccupato delle telecamere di un luogo che non c’entrava niente con l’aggressione? È la domanda che più volte hanno fatto i difensori dei due imputati, ricevendo risposte vaghe, “non volevo – ha detto T. G. – che mia madre fosse coinvolta in questa storia” e contraddittorie, dal momento che sia T. G. sia la fidanzata si sono assunti la responsabilità di aver nascosto il registratore. Il processo è stato rinviato al 1° aprile per i testi successivi e l’acquisizione delle perizie.

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