Cussanio – “Ci vuole molta umiltà per il cammino che stiamo intraprendendo. Abbiamo bisogno gli uni degli altri, per allargare le vedute e scrivere una storia più grande”. Con queste parole mons. Piero Delbosco vescovo di Cuneo e di Fossano ha indicato la strada del nuovo anno pastorale presentando la lettera pastorale “Un cuor solo e un’anima sola” a oltre 300 rappresentanti di Cuneo e di Fossano riuniti a Cussanio venerdì 27 settembre per l’assemblea diocesana. Questo è l’appuntamento che dà ufficialmente avvio all’anno 2019-2020 e detta le linee pastorali delle due diocesi che hanno iniziato da un anno il cammino verso l’accorpamento. Il vescovo ha detto che il nome della nuova diocesi sarà probabilmente “diocesi di Cuneo e Fossano”, mantenendo i due nomi che ricordano i cinquecento anni di cammino della diocesi di Fossano e i duecento della diocesi di Cuneo. Non è mancata però anche una battuta da parte di mons. Delbosco che scherzando ha detto che si potrebbe chiamare “diocesi di Centallo” essendo il paese esattamente al centro del territorio della due diocesi.
La serata è iniziata con un momento di preghiera all’interno del santuario di Cussanio per poi dare l’avvio ai lavori nella sale conferenze dell’hotel Il giardino dei Tigli. Il vescovo ha illustrato la lettera pastorale scritta a sei mani insieme a don Giuseppe Pellegrino e don Mariano Bernardi. Proprio l’intervento di quest’ultimo ha descritto il valore biblico della figura del fiume, figura usata nella copertina della lettera pastorale per indicare il fiume Stura che unisce le due diocesi e che diventerà l’icona del cammino di accorpamento.
“Più che una lettera – dice mons. Delbosco – è una esortazione per un cammino in vista dell’accorpamento. Vorrei partire da questo: cosa vuol dire e perché unirci? È un’occasione per essere Chiesa, per ripensare al modo con cui ci educhiamo all’ascolto della parola, la qualità delle nostre liturgie e della carità. Mi preme sottolineare due valori: comunione e missione. Da Dio siamo stati creati per la comunione con lui, e lo abbiamo incontrato negli ambienti che ci hanno educato. Lì Dio si è abbassato per avere una relazione con noi. E poi, la Chiesa è missione ad uscire. Lo hanno fatto i primi cristiani e come loro hanno dato risposte alle esigenze del loro tempo, così dobbiamo farlo anche noi. Il pluralismo religioso e culturale, il movimento continuo, l’epoca postindustriale e mediatica in cui stiamo vivendo. Il Vangelo va annunciato con forza è il nostro primo compito. Le domande sono molte: Quale chiesa ci vuole oggi? Quale testimonianza stiamo dando? Siamo credibili? Stiamo uscendo allo scoperto per annunciare? Stiamo aspettando? Quali linguaggi usiamo? Per questo ci vuole unità e una maggiore conoscenza tra di noi per sognare una nuova chiesa che ci stimola a pensare alle relazioni. Ci vuole molta umiltà per il cammino che stiamo intraprendendo”.