Cuneo – Nessuno rimarrà a casa nella cessioni di rami di azienda del Gruppo Ubi alle società Accenture e BCube e non dovrebbero esserci modifiche delle condizioni di lavoro. Ma che le esternalizzazioni in Ubi siano finite sembra davvero improbabile. La trattativa tra sindacati e Gruppo bancario continua su esternalizzazioni e contratto nazionale ma intanto da Ubi arrivano alcune precisazioni che riguardano proprio il personale e il numero di filiali a seguito dell’acquisto di Nuova Banca delle Marche, Nuova Banca dell’Etruria e del Lazio e Nuova Cassa di Risparmio di Chieti. Il Piano industriale fissa un numero di dipendenti e sportelli entro la fine del 2020, per questo Ubi ha proceduto a una maxi operazione di pre-pensionamento di 2.400 dipendenti e all’inizio delle esternalizzazioni. Entro fine anno i dipendenti dovranno scendere da 20.300 a 19.950 e entro fine 2020 a 19.505.
Intanto anche la politica si muove. In Commissione lavoro la deputata cuneese Chiara Gribaudo ha interrogato in question time il Ministero del Lavoro sul destino dei 200 lavoratori di Ubi Banca dei rami esternalizzati. “In risposta alle nostre preoccupazioni – dice la Gribaudo – il governo si è preso l’impegno di verificare cosa stia accadendo in Ubi Banca, per accertarsi che l’operazione di esternalizzazione non sia volta a mascherare futuri esuberi del gruppo. Ubi è il terzo gruppo bancario italiano e deve chiarire quale sia la logica alle spalle di questa scelta, che mette a rischio i diritti e soprattutto il posto di lavoro di tanti dipendenti”.