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Venerdì 22 novembre 2024

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Rete d’accoglienza cuneese prende posizione sul caso della cooperativa Caribù

Dopo gli arresti di due cuneesi 50 associazioni ribadiscono il loro impegno e il sostegno alle indagini che hanno fatto emergere un sistema malato

La Guida - Rete d’accoglienza cuneese prende posizione sul caso della cooperativa Caribù

Cuneo – La rete cuneese “Minerali Clandestini” prende posizione in seguito alla notizia degli arresti di due cuneesi della cooperativa sociale Caribù ribadendo la professionalità e l’attenzione di molti operatori in questo campo. Le indagini che hanno condotto all’arresto riguardano la gestione dell’accoglienza nella provincia di Imperia e una presunta frode ai danni dello Stato di 1,3 milioni di euro. Per questo la Rete ha pubblicato un comunicato stampa in cui intende supportare “chi ha indagato su questo sistema di mala accoglienza – riporta il comunicato –, ma anche per denunciare i meccanismi che hanno permesso, sempre di più negli ultimi anni, un fiorire di business privati più che di centri di servizio socio assistenziale”.

La Rete è formata da più di 50 associazioni, gruppi, cooperative, movimenti, la Caritas e la Pastorale sociale del lavoro della diocesi di Cuneo, privati e cittadini cuneesi che si sono costituiti in una rete per rafforzare sul territorio con comunicazioni e azioni per difendere il valore di ogni persona. Vi aderiscono membri cooperative che propongono accoglienza (affiliati a Rifugiati in Rete) e altre associazioni che si impegnano nel favorire un’integrazione reale e non fittizia.

“Dichiariamo di essere a favore dell’accoglienza – continua il comunicato –, ma quella diffusa, volta all’integrazione delle persone accolte e in un raccordo progettuale con l’ente pubblico. Riteniamo quindi importante dare alcune precisazioni sui diversi sistemi in atto, in continua mutazione, e segnalare in che modo tali episodi di mala accoglienza sono stati resi possibili dal sistema dei Cas (Centri d’Accoglienza Straordinaria), che a differenza di quello Sprar, non richiede alcuna forma di rendicontazione e elementi giustificativi delle spese. Infatti i Cas, lo dice il nome, sono nati in un momento di apparente urgenza d’accoglienza, e si sperava rimanessero soluzioni straordinarie in attesa di passaggi ad enti pubblici. Questi processi di conversione di sistemi privati a sistemi pubblici erano in atto in molti comuni italiani, inclusi Cuneo e Imperia. Ma sono stati interrotti o smantellati nelle proprie intenzioni (quelle di portare assistenza a richiedenti asilo) dal Ddl Sicurezza proposto dal Ministro dell’Interno Salvini nell’ottobre 2018. Questo decreto ha reso il sistema privato l’unica forma di accoglienza di richiedenti asilo ancora attiva sul territorio italiano. Oggi i sistemi Sprar, legati ad un ente pubblico e quindi soggetti a rigidi controlli e rendicontazioni precise, sono state trasformati in Siproimi e si occupano solamente dell’accoglienza di persone aventi già ottenuto titoli di protezione politica e sussidiaria e minori non accompagnati. I Cas hanno visto un taglio budgetario importante che impedisce a chi aveva serie intenzioni di proporre sistemi d’accoglienza diffusa passando per questi sistemi privati. Sempre lo stesso Ddl Sicurezza dell’ottobre 2018 ha tagliato i fondi da 35 euro a persona a 19 per le strutture, eliminando quindi tutti i servizi che potevano garantire al richiedente asilo di ricevere strumenti per poter in seguito essere autonomo e integrato (insegnamento lingua italiana, supporto legale e psicologico, assistenza sanitaria legato al diritto di esser registrati all’anagrafe). Alla luce di questi gravissimi episodi la Rete dei Minerali Clandestini denuncia fin d’ora qualunque interpretazione tesa a coinvolgere l’intero sistema di accoglienza, accumunando in maniera indiscriminata attività speculative e lesive dei diritti umani praticate da alcune organizzazioni e l’attività di accoglienza che su tutto il territorio nazionale viene svolto in maniera professionale e motivato da parte del Terzo settore, Enti pubblici e cittadini finalizzata all’inclusione delle persone accolte e condanna una politica governativa che, animata da una furia xenofoba del tutto strumentale a meri fini di consenso elettorale, smantella le strutture (Sprar) regolamentate e controllate dal Pubblico e destinate all’accoglienza e all’integrazione dei migranti, allargando per di più l’area dell’illegalità e della clandestinità con una legislazione falsamente finalizzata a tutelare la sicurezza degli italiani mediante un illusorio e illegale blocco dei porti e l’eliminazione dei permessi umanitari”.

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