Cuneo -Le elezioni amministrative del 26 maggio portano in provincia una novità. A Valmala e Castellar, che non esistono più come Comuni singoli perché sono stati fusi rispettivamente con Busca e Saluzzo, non si voterà solo per europee, regionali e comunali (si devono eleggere i sindaci di Busca e Saluzzo) ma anche per un pro sindaco e un pro consiglio. Gli elettori dei due piccoli ex Comuni avranno dunque quattro schede, la grigia per l’Europa, la verde per la Regione, l’azzurra per il Comune e la rosa per il pro sindaco, che dovrà essere scelto con altri quattro consultori, che costituiranno il consiglio comunale e dureranno in carica per cinque anni.
Ma cosa sono i pro sindaci?
Sono dei rappresentanti del territorio specifico, dell’ex Comune che si è unito a un altro. La definizione ufficiale è: “Il pro sindaco rappresenta le esigenze della comunità del territorio municipale. Presiede e convoca il consiglio municipale e coordina l’attività dei consultori, e sovrintende alla gestione dei servizi alla popolazione della comunità specifica, e svolge funzioni di raccordo tra il territorio incorporato e gli organi del Comune. A tal fine partecipa, senza diritto di voto ma con diritto di parola, alle sedute della giunta comunale e del consiglio comunale e delle commissioni consiliari” del nuovo Comune a cui il Comune di origine si è legato.
Erano già pro sindaci dal 1° gennaio 2019, cioè dal momento ufficiale della fusione, di Valmala e Castellar i due ex sindaci Andrea Picco ed Eros Demarchi.
La fusione di Comuni italiani nell’ordinamento statale e nel diritto amministrativo italiano è l’unione fisico-territoriale fra due o più Comuni contigui. Dal 2013 ad oggi, nel Piemonte sono state approvate 21 fusioni di Comuni e sono già tutte operative. In provincia di Cuneo sono tre da quest’anno, Valmala con Busca, Castellar con Saluzzo e Camo con Santo Stefano Belbo, che hanno seuito la traccia già segnata da altre decine di Comuni italiani, piccoli o piccolissimi, che in Piemonte ed in altre regioni si sono fusi, uniti o accorpati per contare di più, ottenere maggiori fondi e ridurre le spese. Si tratta di un’opportunità offerta agli enti locali per continuare a dare servizi di qualità ai cittadini e governare meglio il territorio. La legge prevede che siano fusioni spontanee e si mantengano le identità delle comunità che si uniscono.
Nei Comuni che spariscono viene garantita la presenza del municipio, del pro sindaco e di quattro consultori eletti tra i residenti, un’equa distribuzione delle risorse che deriveranno dalla fusione, il mantenimento di alcune peculiarità storiche, come il rimanere Comuni “montani” mantenendo vantaggi come l’esenzione Imu per i terreni, agevolazioni fiscali e indennità, oltre a ricevere finanziamenti statali e regionali.