Cuneo – Sono state 620 le donne che nel corso del 2018 si sono rivolte agli sportelli e ai servizi facenti capo al Centro antiviolenza del Cuneese; di queste 367, poco più della metà, hanno intrapreso un percorso per affrancarsi dalla sopraffazione.
Il dato è fornito dal Consorzio socio assistenziale del Cuneese, in qualità di ente capofila del tavolo di lavoro sulla violenza di genere operante in ambito provinciale, da più di un anno riconosciuto anche dalla Regione Piemonte.
Dall’indagine statistica emerge che il 57,5% delle donne che hanno chiesto aiuto è di nazionalità italiana e la quasi totalità è residente in Piemonte. Il 68% ha figli, minorenni in più del 72,8% dei casi. Il 31,3% delle vittime di violenza ha un’età compresa compresa tra i 31 e i 40 anni, il 52,8% risulta coniugata, mentre solo il 12% è separata e l’11,9% divorziata. Per quanto concerne la condizione lavorativa, il 46,8% delle utenti del servizio sono regolarmente occupate, mentre il 36,2% dichiara di non lavorare ed il 2,4% è in pensione.
“I numeri confermano come la violenza sulle donne sia un fenomeno trasversale, non circoscritto a sole situazioni di disagio sociale – commenta il presidente del Consorzio Giancarlo Arneodo – . Il contrasto a questo fenomeno è un lavoro congiunto, da fare insieme a tutte le realtà del territorio che si occupano di sostenere le situazioni di difficoltà e fragilità familiare. A questo proposito, un punto di svolta è stato sicuramente il momento della sottoscrizione di un protocollo d’intesa per la promozione di strategie condivise”.
La rete dei servizi del Centro Anti Violenza del Cuneese, coordinata dal Comune di Cuneo, opera gratuitamente a favore di tutte le donne che subiscono maltrattamenti attraverso punti di ascolto nei quali volontarie formate, psicologhe, assistenti sociali e altro personale qualificato offrono attenzione, protezione e un primo supporto alle vittime che chiedono aiuto. Il servizio garantisce accompagnamento e consulenza legale, assistenza e orientamento in momenti critici, sostegno psicologico, possibilità di progetti di accoglienza, non solo per le situazioni di emergenza.