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Domenica 22 dicembre 2024

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Avicoli e influenza aviaria, “meglio prevenire che risarcire”

Le richieste di Confagricoltura, con il responsabile del settore Oreste Massimino, alla Regione in materia di biosicurezza negli allevamenti

La Guida - Avicoli e influenza aviaria, “meglio prevenire che risarcire”

Cuneo – “È più conveniente aiutare a prevenire piuttosto che risarcire”, in materia di sicurezza degli allevamenti avicoli e di biosicurezza, contro l’influenza aviaria che causa danni molto pesanti agli operatori del settore. È l’appello lanciato da Oreste Massimino (in prima fila nella foto), referente del settore avicolo per Confagricoltura, in un incontro promosso venerdì 12 aprile dall’organizzazione professionale agricola per discutere di biosicurezza negli allevamenti avicoli e per rimarcare l’importanza del comparto a livello regionale. È emersa una richiesta forte alla politica, affinché prenda atto di quanto sia più conveniente aiutare a prevenire piuttosto che risarcire. La riunione fra tutte le filiere avicole che operano in Piemonte e il servizio veterinario delle Asl CN1 e CN2 è stata organizzata dai vertici della sezione avicola di Confagricoltura Cuneo a fronte delle nuove misure di biosicurezza (Dm 13/12/2018) che tutti gli allevatori dovranno porre in essere entro il 1° gennaio 2020. Le richieste verranno raccolte in un documento che sarà prossimamente sottoposto agli organi regionali competenti.
“I nostri allevatori avicoli sono chiamati a preparare un cronoprogramma delle misure che attiveranno e tutto deve essere pronto entro il 1° gennaio 2020 – dichiara Oreste Massimino, presidente della Federazione Nazionale Avicola di Confagricoltura -. Si tratta di un provvedimento di notevole importanza, in quanto ridefinisce in modo puntuale tutti gli aspetti relativi alle cosiddette biosicurezze che devono essere adottate al fine di ridurre il rischio di diffusione delle malattie infettive come l’influenza aviaria. In uno degli allegati, il Decreto, infatti, prende in considerazione le prescrizioni circa i requisiti strutturali degli allevamenti e in particolare le norme sulla conduzione: ingressi, pulizia e disinfezione di persone e automezzi, vuoto biologico e sanitario, gestione della lettiera e degli animali morti, trasporto”.
L’appuntamento è stato anche l’occasione per rimarcare il peso economico-occupazionale del settore avicunicolo in Piemonte: “Secondo alcuni dati – ha aggiunto Massimino – nella nostra regione, che negli ultimi anni non ha registrato alcun caso di influenza aviaria, si allevano circa 2,5 milioni di galline per la produzione di uova e oltre 30 milioni di polli da carne. La qualità delle produzioni è eccellente, il sistema dei controlli sanitari funziona molto bene e le prospettive di consumo sono interessanti. La nostra politica deve prendere coscienza dell’importanza di questo settore, nel quale lavorano tantissimi agricoltori. Da questo punto di vista ci aspettiamo un aiuto: altre regioni si sono già attivate per sostenere gli allevatori nella realizzazione di queste misure di biosicurezza”.
La Regione Lombardia, dove nel 2017 si sono verificati 54 focolai e 43 depopolamenti con 2,5 milioni di animali abbattuti e nel 2018 tre focolai con altrettanti depopolamenti per 375.000 animali abbattuti, ha dovuto spendere 32 milioni di euro per risarcire i danni da influenza aviaria del 2017; ha già stanziato 2 milioni di euro e ne stanzierà altri 5 a breve. Non solo: la Regione Veneto già nel 2018 ha finanziato per il 70% le misure di sicurezza degli allevamenti per prevenire possibili danni da influenza aviaria.
“Siamo del parere che queste misure debbano assolutamente essere predisposte – ha concluso Massimino -. Nell’attesa di buone nuove sul fronte regionale, ringraziamo il servizio veterinario delle Asl CN1 e CN2 e i dott. Giancarlo Bertola e Giovanni Olivieri che ci hanno fornito validi consigli su come procedere, considerato che gli allevamenti sono molto diversi tra loro e ognuno dovrà adattarsi alle esigenze richieste. Per rispettare al meglio la normativa, crediamo si debba adottare un indirizzo che sia il più uniforme possibile, per evitare quella discrezionalità applicativa della norma che genererebbe solo confusione”.

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