Cuneo – Sarà una tre giorni internazionale sulla cardiologia con l’impronta Cuneo. Da oggi fino a sabato 19 gennaio a Torino al Lingotto si confrontano cardiologi da tutto il mondo che analizzano evoluzioni e cambiamenti nella cura del cuore nella prima edizione di “Change in Cardiology”. Il simposio dà0 v0oce alle diverse scuole della disciplina affrontando la continua evoluzione delle conoscenze sulle terapie per il cuore e tra i protagonisti vede il “cuneese” Giuseppe Musumeci direttore della struttura complessa di Cardiologia dell’Azienda Ospedaliera Santa Croce e Carle di Cuneo che è anche il responsabile scientifico dell’incontro che vedrà tra gli altri tre esperti americani Dr. Joseph Angiolillo, Dr. Roxana Mehran e Dr. Robert Giuliano.
L’incidenza delle malattie cardiovascolaria livello mondiale in termini di mortalità è del 36% nonostante una riduzione del 25% negli ultimi 20 anni. Numeri ancora allarmanti che richiedono innovazione nel modo di fare formazione, con un approccio a 360°, multidisciplinare e interattivo.
“La cardiologia cambia, – dice Musumeci – come ogni medicina, non è statica e la teoria e le possibilità di intervento sono in continua evoluzione. Per questa ragione, vogliamo mettere a confronto le scuole di pensiero e i diversi approcci, riunendo in un grande convegno i luminari della disciplina, provenienti dall’America e dall’Europa. Change in Cardiology vuole segnare un cambiamento nel modo di fare formazione coinvolgendo i tanti professionisti che intervengono sempre più da settori diversi e che diventano figure chiave nel trattamento del paziente“.
Nel corso della tre giorni saranno discusse le ultime scoperte nell’ambito della cardiologia interventistica e generale. In questo senso l’Italia è il primo paese in Europa per trattamento efficace dell’infartomiocardico acutoe una delle principali novità ad apertura del convegnoverterà infatti sul tema, decisivo per la riduzione della mortalità del 20-25% che si è registratanegli ultimi vent’anni. Per l’infarto miocardico acuto 30 anni fa morivano il 30% dei pazienti in ospedale mentre oggi solo il 4%.
“La riduzione della mortalità intraospedaliera è stata legata soprattutto al trattamento dell’infarto con l’angioplastica coronarica. Nel nostro Paese si eseguono circa 600interventi di angioplastica primaria per milione di abitanti, il valore definito ideale, che in Europa raggiunge solo la Germania. Il che pone l’Italia ai vertici assoluti”, commenta Musumeci. Oggi quindi dei 750 circa pazienti per milione di abitanti colpiti da infarto la stragrande maggioranza sono trattati con l’angioplastica primaria a cui si affianca una terapia medica sempre più innovativa ed importante.