Demonte – È stato trovato morto mercoledì sera nel suo letto, Livio Giordano, 78 anni, di Vinadio, conosciuto alle cronache degli anni Sessanta come “l’ergastolano di Vinadio”.
A fine novembre del 1960 Livio Giordano, tenta una rapina all’ufficio postale di Vinadio, uccidendo l’amico Giovanni Armando, reggente delle Poste dell’alta valle Stura. Fugge, viene catturato e sei mesi dopo viene condannato all’ergastolo. Ma dopo quattro mesi di prigionia nel carcere di Cuneo, segando le sbarre con una lametta fatta mettendo insieme 52 molle delle penne a sfera che i carcerati confezionavano, riesce a fuggire per quattro giorni di libertà. Mentre lo cercavano in Francia in realtà venne ritrovato a Salmour, mentre affaticato e con la barba lunga chiedeva da bere in una cascina e proprio una ragazza nella campagna fossanese lo riconobbe e chiamò i Carabinieri. Venne arrestato e portato alle carceri Nuove di Torino. Ma la storia ”del giovanotto alto e bruno dal viso angelico”, come riportano le cronache dell’epoca, ebbe grande clamore su tutti i giornali del Paese, la sua fama crebbe, tanto che fece innamorare un’ammiratrice che sposò in carcere. Nel 1987 ricevette la grazia dal presidente Francesco Cossiga in persona, dopo aver pagato per i suoi errori con trent’anni di carcere, dove si occupava della biblioteca.
Dopo una vita così tanto travagliata, è stato trovato morto nel suo letto a Demonte, dopo che l’amministratore del condominio non sentendolo al telefono ha aperto la porta di casa e l’ha trovato privo di vita. Non si conosce ancora la data dei funerali.