Cuneo – Nel dibattito sul futuro nuovo nosocomio di Cuneo interviene anche il Comitato di quartiere di Confreria, la frazione che ospita il Carle. Secondo il Comitato Confreria è il posto ideale per “offrire un servizio puntuale e di livello all’intero territorio”.
Scrive il Comitato
Nelle ultime settimane abbiamo seguito con interesse il dibattito che si è sviluppato intorno all’ospedale unico di Cuneo. L’argomento ha giustamente interessato il territorio, di cui, ci teniamo a ricordarlo, il capoluogo deve essere il punto di riferimento. Abbiamo dunque visto positivamente la costituzione di una commissione speciale sul nosocomio. Ciò che ci ha sorpreso è stata la visione campanilistica di alcuni attori del territorio che, a partire dai mesi scorsi, hanno reclamato la costruzione dell’ospedale sotto casa propria. Un approccio a nostro modo di vedere poco corrispondente ai tempi correnti, in cui come spesso si dice, ma poco si mette in pratica, il territorio Cuneese dovrebbe fare squadra, in quanto (da altre parti l’hanno capito) la soluzione migliore per valutare la nuova struttura non sarà la distanza dalla propria abitazione per andare a fare le analisi, ma un sommarsi di elementi che permettano alla struttura di mantenersi un’eccellenza della Sanità italiana.
Il nostro intervento non vuole dunque ricalcare i tanti, forse troppi, interventi che si sono susseguiti a proposito, ma ci teniamo a dire e ribadire che se si riterrà di spostare la sede principale da Cuneo, un’area indicata da piano regolatore approvato solo dieci anni fa e non nell’ottocento, c’è già ed è quella dell’ospedale Carle a Confreria. Fin da bambini i più curiosi di noi chiedevano ai propri genitori il motivo per il quale non si fosse costruito su quegli spazi adiacenti all’ospedale e la risposta era che un giorno lì sarebbe sorto il nuovo nosocomio della città.
Certamente se così non fosse nessun sogno infantile sarà infranto, ma chi ha i capelli bianchi ricorderà che l’allora appena inaugurato viadotto Sarti era stato esaltato perché un giorno avrebbe consentito un rapido collegamento tra la città e il suo ospedale. Il tutto senza dimenticare che il territorio del Comune non si limita solamente all’altipiano e che una decisione di questa portata che, si spera, consentirà al ‘Santa Croce e Carle’ di restare un’eccellenza per i prossimi anni, sia fatta pensando a chi verrà.
A nostro parere il nosocomio non deve restare per forza in centro città, ma dovrà essere costruito in un’area che riesca ad offrire un servizio puntuale e di livello all’intero territorio e pensiamo che Confreria presenti tutti i requisiti.
Detto questo non vogliamo entrare nel merito della decisione, convinti che l’Amministrazione comunale (e di conseguenza i piani superiori) saprà valutare con lungimiranza il luogo più indicato per costruire la nuova struttura sanitaria. Se riterrà di continuare ad investire sul ‘Santa Croce’ significherà che quella è stata valutata la soluzione migliore, ma in tal caso manifesteremo la nostra viva preoccupazione per il destino del Carle.
Di vecchie strutture sanitarie abbandonate al proprio destino ne vediamo in tutta la provincia, accompagnate da tutti i disagi del caso e non è certo nostra intenzione ritrovarcene una in casa. In sintesi sì all’ospedale a Confreria, ma se così non fosse il destino del Carle dovrà essere deciso coevamente alla redazione del progetto del nuovo ospedale. Ovviamente lo stesso discorso varrebbe a parti invertite per il ‘Santa Croce’. D’altronde sono gli stessi medici a insegnarci che è ‘meglio prevenire che curare’.