Cuneo – Mettete insieme un comico strampalato e fuori dagli schemi come Natalino Balasso, un regista di qualità e spessore come Valerio Binasco, un attore definito “operaio dello spettacolo” come Michele di Mauro, e un classico della commedia dell’arte e della tradizione comica di Carlo Goldoni, e otterrete l’“Arlecchino servitore di due padroni” che va in scena al Toselli domenica 4 novembre alle ore 21.
È una vera festa della compagnia dell’arte, un testo corale e una messinscena di forte impatto, uno spettacolo che proietta gli spettatori in una dimensione giocosa e leggera, costruita come un set cinematografico. Il tutto per raccontare un personaggio come quello di Arlecchino, famelico, bugiardo e arraffone, che Binasco porta dalla settecentesca rappresentazione all’oggi. Arclecchino diventa un’icona della nostra società, un furbastro che sugli equivoci costruisce la sua fortuna e il suo riscatto sociale, ma anche uno non troppo furbo che si deve inventare un doppio salario per sbarcare il lunario, e con un evidente tratto di depressione, quasi apatico e rassegnato nel suo continuo doversi adattare per sopravvivere.
Binasco in Goldoni individua la possibilità di fare un viaggio nel tempo, di tornare alle origini del teatro italiano, alla grande tradizione comica. Arlecchino offre anche la possibilità di ricreare un ensemble attorale che riscopra il mondo della compagnia dell’arte, fatta di trame sottili, di abilità nell’improvvisare, in uno spettacolo sempre diverso replica dopo replica.
Dei tanti fili della trama Binasco punta su tre: il tema dell’identità e del doppio, dai nomi fittizi al travestimento; lo scarto tra verità e menzogna, noto e ignoto, vedo-non vedo, felicemente tradotto dalle scene di Guido Fiorato; la questione femminile di giovani donne in cerca di libertà e denaro, ostinate, leali, compassionevoli, laddove gli uomini sono spesso violenti e dispotici.