Cuneo – “Quando l’ingiustizia diventa legge, la resistenza diventa un dovere” con questo slogan tratto da Bertolt Brecht hanno sfilato in più di 1.500 a Cuneo dalla stazione ferroviaria a piazza Galimberti. Un corteo per chiedere “Diritti, non privilegi” e prendere le distanze e chiedere di cambiare il decreto sicurezza di Salvini e Di Maio. In contemporanea ad altre città italiane con la rete nazionale per il diritto di asilo “Europa Asilo” per far sentire la voce dei cittadini contro le proposte del decreto immigrazione e sicurezza voluto dal governo a Cuneo hanno guidato il corteo una settantina tra Comuni, enti, associazioni, partiti, sindacati, cooperative sociali. Il Comune di Cuneo è capofila del progetto Sprar, come il Consorzio socio assistenziale del monregalese che hanno manifestato insieme alle cooperative sociali, specie del gruppo “Rifugiati in rete”, ma anche le centrali cooperative come Confcooperative e Legacoop. Hanno sfilato accanto a rifugiati e richiedenti asilo, i lavoratori dell cooperative, i volontari di tante realtà come Caritas, Emmaus, Lvia, alcuni rappresentanti politici e degli enti, la vice sindaco Patrizia Manassero, il parlamentare Mino Taricco, il presidente di Confcooperative Sandro Durando, e tanti cittadini. Un corteo pacifico che si è sviluppato dal piazzale stazione a corso Giolitti, corso Nizza fino a piazza Galimberti dove i rappresentanti delle varie realtà dell’accoglienza hanno raccontato esperienze e chiesto di cambiare il decreto.
Anche un volantino distribuito spiega in pochi punti che cosa prevede il decreto, ovvero l’abolizione della protezione umanitaria, la restrizione del sistema di accoglienza, del diritto di cittadinanza, l’allungamento dei tempi di trattenimento e l’esclusione dal registro anagrafico dei richiedenti asilo oltre al raddoppio della pena per l’occupazione abusive e l’introduzione dei taser, cioè le armi a impulsi elettrici. In particolare il punto più critico su cui si richiede un ripensamento proprio per “aumentare la sicurezza e l’integrazione” è la questione del previsto svuotamento dell0 Sprar, il sistema di protezione pubblico per i richiedenti asilo che prima il ministero aveva definito “ponte necessario all’inclusione” e poi ne prevede una diminuzione progressiva a vantaggio dei Cas, ben più complicati e meno controllati. Il modello Sprar che ha funzionato e sta funzionando grazie anche al controllo serio e alla collaborazione e responsabilità diretta dei Comuni.