Cuneo – Ha trovato una risposta il fenomeno dei furti di auto, soprattutto in concessionarie, che nei mesi scorsi aveva colpito con forza l’area cuneese: si trattava di una banda ben organizzata e attrezzata per “ripulire” le vetture rubate. La Polizia Stradale di Cuneo ha arrestato tre persone (in carcere e poi ai domiciliari, a Cuneo e Busca, più un quarto con obbligo di firma nel modenese) per furto aggravato, falso in atto pubblico, truffa e ricettazione: un marocchino e due italiani di origine marocchina, tra cui padre e figlio, nati tra il 1967 e il 1996, in un capannone nella zona del cuneese e in alcuni garage sistemavano e modificavano auto (oltre a raccogliere altro materiale provento di furti), anche con materiale tecnico specifico. In particolare, disponevano di due marcatori (uno professionale, del valore di 20.000 euro, e l’altro sui 10.000 euro) per imprimere numeri di telaio sulle autovetture rubate. Anche questi strumenti erano rubati, uno a Mondovì e l’altro a Cuneo, ad agenti di commercio con cui si erano finti potenziali clienti interessati al prodotto e a cui poi avevano spaccato i vetri dell’auto per portare via l’attrezzatura. Le vetture, poi, venivano rubate in modo particolare, anche con spregiudicatezza e sangue freddo: presso concessionarie di auto nella zona di Cuneo riuscivano ad aprire i contenitori di sicurezza delle chiavi di auto usate, oppure davano appuntamento (a persone che volevano vendere la loro auto) e riuscivano a fingersi venditori, per poi “sparire” con il veicolo. Venivano acquistate anche auto incidentate, per sottrarre targhe e numeri di telaio. Una volta ottenute targhe “replica” on line, punzonati i numeri sui telai e “stampate” le carte di circolazione (provenienti da un maxi furto di carte “in bianco” avvenuto nel 2015 in centro Italia), le auto erano “pulite” e pronte per essere vendute, in Italia oppure in Marocco. Uno di questi “cloni” però, incappato in un controllo della Polizia Stradale di Cuneo, aveva un’imperfezione che ha insospettito gli agenti e ha fatto scattare le indagini, in cui sono confluiti fascicoli di reati differenti. Gli inquirenti stanno comunque ancora ricostruendo parte dei “giri” delle auto coinvolte (almeno dieci quelle finora individuate) e ipotizzano che l’organizzazione potesse avere una portata più vasta; al momento è calcolato in circa 300.000 euro l’ammontare delle truffe.