Cuneo – La maglietta rossa che irrompe sullo sfondo grigio, un giocatore che sembra quasi un angelo, o forse un eroe, e controlla la palla con quello che sembra più il passo di danza di un ballerino che un palleggio. Anche senza leggere il nome (Matthias Sindelar) e il riferimento alla partita, si capisce subito che il giocatore ritratto nel murales realizzato da Francesco Isgrò, in arte Annaken, in piazza Boves il 7 e 8 settembre in occasione di “Arte in piazza”, non è un giocatore qualunque e che quella partita, giocata il 3 aprile del 1938, non è stata una partita qualunque.
Matthias Sindelar è stato un campione leggendario in campo e fuori, uno dei più grandi della sua epoca e non solo: “Uno stelo appeso a due occhi azzurri che saettava come una freccia verso i gol più meravigliosi” nel racconto di Vladimiro Caminiti.
Giocatore dal fisico esile – per questo chiamato Cartavelina – e dal talento mai visto prima, tanto da essere ricordato come il Mozart del pallone, Sindelar è stato prima di tutto un uomo coraggioso, capace di non piegare il capo di fronte alle offerte e agli ordini del nazismo, arrivando a prendersi gioco del regime di Hitler con un pallone tra i piedi.
Austriasco, cresciuto in povertà, Sindelar inizia a giocare a calcio per strada a piedi nudi, ma il suo talento lo porta presto in alto, fino alla grande Austria degli anni ‘30, il Wunderteam, la “squadra delle meraviglie” che tra le due guerre domina la scena insieme all’Italia.
Fuoriclasse vero, Sindelar faceva impazzire i difensori avversari con i suoi dribbling. Il tecnico dell’Italia, Vittorio Pozzo lo raccontò così: “La sua non era una finta scomposta: era un accenno, una sfumatura, il tocco di un artista (…) con l’eleganza di un passo di danza, mentre l’avversario, finiva a terra nel vano tentativo di una carica”.
Nel 1938 è la stella dell’Austria che il 3 aprile affronta la Germania nella partita organizzata per “festeggiare” l’annessione del paese. È l’ultima partita dell’Austria, visto che la Germania ha deciso di “annettersi” anche i forti giocatori austriaci in vista del Mondiale.
L’ordine della Gestapo è chiaro: deve vincere la Germania. Sindelar, però, decide diversamente: disputa una delle sue partite più belle, irride e annienta i panzer tedeschi per tutti i 90’, sbaglia volutamente gol facili prendendosi gioco degli avversari prima di firmare il gol del vantaggio. Segna anche il suo amico Karl Sesta e finisce 2 a 0. Al termine, tutti eseguono il saluto nazista di fronte ai gerarchi, tutti tranne Sindelar e Sesta.
Sindelar non giocherà mai nella nazionale tedesca, con la scusa di problemi al ginocchio che non gli impediranno però di giocare e segnare pochi mesi dopo in quella che sarà la sua ultima partita, ancora contro una squadra tedesca e proprio a Berlino: il 26 dicembre del ‘38, con la sua Austria Vienna contro l’Hertha Berlino.
A 35 anni, è il suo ultimo gol: meno di un mese dopo, il 23 gennaio del ‘39, viene trovato senza vita in casa, insieme alla sua fidanzata Camilla Castagnola. La versione ufficiale, buona per consentire un grande funerale di stato, è quella di morte accidentale, per una fuga di gas: c’è chi parla di suicidio e chi invece sospetta un omicidio. La verità non si saprà mai. Resterà vivo per sempre, invece, il ricordo di un campione fragile e leggendario, e di un uomo coraggioso che ha ha saputo sconfiggere, con la sua arte, la Germania nazista, sul campo, in un pomeriggio di aprile.