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Domenica 22 dicembre 2024

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In valle Roya l’Italia non c’è più

L'infinito calvario di un viaggio in valle Roya. Astra Cuneo: "Se nessuno ci ascolta, se nessuno si ribella, se il governo non interviene, la via del mare tornerà mulattiera"

La Guida - In valle Roya l’Italia non c’è più

Cuneo – “In valle Roya l’Italia non c’è più. È il silenzio della rassegnazione, dell’accettazione di una realtà ormai evidente a tutti”. Lo scrive Astra Cuneo l’associazione trasportatori che con un laconico comunicato fotografa la situazione dei collegamenti della strada del mare, per chiunque, per gli autostrasportatori, ma anche per i vacanzieri, per chi ha le seconde case a Ventimiglia e Menton. E chiede che la politica intervenga perché scrive “se nessuno ci ascolta, se nessuno si ribella, se il governo non interviene, la via del mare tornerà mulattiera”.
Un messaggio che deve trovare risposta per una situazione sempre più incredibile e paradossale con difficoltà giornaliere che si accentuano nei fine settimana, ore di coda, controlli della Gendarmerie a tappeto fatti più per scoraggiare i viaggiatori che per controllare. Il tragicomico racconto di un viaggio di domenica sul pullman sostitutivo del treno che ha impiegato 5 ore per andare da Ventimiglia a Cuneo, è su La Guida del 5 luglio.

Ecco il testo inviato dall’Astra Cune0.

Code, una catena di autovetture in silenzioso cammino verso casa. E’ il silenzio della rassegnazione, dell’accettazione di una realtà ormai evidente a tutti: in valle Roya l’Italia non c’è più. Non ci deve, e non ci vuole forse più essere. In silenzio sono infatti anche le nostre istituzioni e la nostra politica (10 rappresentanti cuneesi in parlamento) che rimangono con la bocca cucita dinnanzi ad uno spettacolo surreale. Che sia il rientro dal fine settimana al mare, o che si tratti di far transitare le merci tra Italia e Francia, la storia non cambia: barriere. Ostacoli materiali ma non solo. Controlli, tali da riportare la mente ai primi anni 90, quando ancora la RD 6204 ospitava la cosiddetta dogana, la frontiera dove scattavano gli inevitabili controlli documentali. Paradossalmente all’epoca i tempi di percorrenza della valle, stretta tra le morsa delle montagne, erano decisamente inferiori: una regressione portata oggi dal consistente numero di dossi, autovelox e posti di blocco, nonché semafori sparpagliati lungo la strada, primo fra tutti proprio quello del tunnel, che una volta non c’era. Finché l’obiettivo di questi strumenti è la sicurezza, nulla da eccepire. Chi va piano va sano e va lontano, per carità, ma qui pare proprio che anche se vuoi andare vicino, cioè oltrepassare il confine italiano per raggiungere la vicinissima Liguria e la Costa Azzurra, il percorso debba per forza trasformarsi in un calvario. O non passi, o passi a fatica insomma: dal divieto unilaterale, discriminatorio e ostile ai camion, fino alle code di domenica scorsa, causate dai controlli sistematici della Gendarmerie al posto di blocco ai confini con il comune di Fanghetto. Nell’osservare quello sconsolato cammino, a passo d’uomo, delle auto di ritorno dal mare, ci siamo sentiti accomunati da un problema. Abbiamo visto nelle pupille dei vacanzieri gli occhi dei nostri imprenditori, dei nostri trasportatori che ogni giorno percorrevano la valle, la strada europea E 74, il valico internazionale del Tenda: anche loro stanchi, increduli e rassegnati. Le scelte della Francia e della valle non sono allora solo forse anti poids-lourds (mezzi pesanti), magari è una questione di confine? È forse un caso di Stato? Eppure, nonostante la situazione della viabilità del colle continui a peggiorare, sebbene la Roya si ponga come anomala e ribelle striscia di terra francese tra Piemonte e Liguria, lo sguardo del governo nazionale ancora non si è posato sul caso Roya.  Ed eccoci, noi cuneesi, noi imprenditori, artigiani, turisti, vacanzieri, eccoci a patire le conseguenze economiche, fisiche e psicologiche della scomparsa di un itinerario, di una strada da sempre battuta dalle nostre gomme. Forse non ci resterà che percorrere allora quella strada a piedi, con una carovana di asini, proprio come fanno in questi giorni i coraggiosi interpreti del progetto itinerante “Attraverso le Alpi”: se nessuno ci ascolta, se nessuno si ribella, se il governo non interviene, la via del mare tornerà mulattiera.

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