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Domenica 22 dicembre 2024

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Dermatite da fazzoletti di carta, sì al risarcimento a una cuneese

La Cassazione dà ragione a una donna cuneese che aveva citato un'azienda di Lucca per la presenza di nichel nelle immagini colorate

La Guida - Dermatite da fazzoletti di carta, sì al risarcimento a una cuneese

Cuneo – Si è conclusa in questi giorni una vicenda giudiziaria decennale con protagonista una consumatrice cuneese, che si è vista riconoscere un risarcimento danni legato all’utilizzo di uno specifico tipo di fazzoletti di carta: dopo un primo no aveva fatto ricorso, poi si è vista dare ragione, confermata nella sentenza di terzo grado.

Giovedì scorso (15 febbraio), la terza sezione civile della Corte suprema di Cassazione di Roma ha chiuso, con l’ordinanza 3.692, una vicenda giudiziaria che ha visto protagoniste negli ultimi dieci anni la consumatrice e l’avvocato cuneesi che avevano citato in giudizio la Soffass SpA, ditta con sede a Porcari (Lucca) e produttrice dei fazzoletti di carta a marchio “Regina”.

Tutto è iniziato dieci anni fa, nell’agosto 2008, quando la donna utilizzò alcuni fazzoletti di carta, stampati con immagini colorate di personaggi dei cartoni animati Looney Tunes, per asciugare il sudore su viso, collo e braccia. Dopo l’uso di quei fazzolettini, sulla pelle della donna comparve un’evidente dermatite, diagnosticata da personale sanitario come “reazione allergica da metallo” e che richiese tre mesi di cure per vedere superati tutti i sintomi (tra cui desquamazione e lacerazione della pelle collegate a dolore acuto, è emerso nel procedimento giudiziario). La causa scatenante dell’irritazione cutanea era da ricercare nell’uso di quei fazzoletti, che contenevano infatti nichel, elemento a cui la donna era allergica e che probabilmente era presente nei colori di alcune delle immagini stampate. Non ne era però segnalata la presenza sulla confezione dei fazzoletti, pur trattandosi di un forte allergizzante.

La donna si è allora rivolta all’avvocato cuneese Elisabetta Agnello, che ha citato la ditta produttrice al Tribunale di Cuneo. Nel giudizio di primo grado fu riconosciuto il rapporto di causa ed effetto tra l’uso del fazzoletto e l’insorgere della dermatite, ma non furono accolte le richieste di risarcimento della consumatrice: il giudice, preso atto della lacuna normativa per la soglia di tollerabilità sulla presenza di metalli in prodotti come i fazzoletti di carta, assimilò questi ultimi ai tessili e non ad alimenti o cosmetici, sui quali la normativa prevede limiti alla presenza dei metalli decisamente più bassi.

La Corte d’Appello di Torino nel 2014, invece, ribaltò completamente la sentenza di primo grado accogliendo il ricorso dell’avvocato Agnello e riconoscendo come colpevole, “la mancanza assoluta di etichetta o avvertenza circa la presenza dei metalli in questione sulla confezione, avvertenze funzionali ad informare potenziali soggetti allergici del rischio, particolarmente concreto proprio in rapporto alla tipologia del prodotto e alla sua normale destinazione d’uso”. Il Codice del Consumo, infatti, impone al produttore di indicare “l’eventuale presenza di materiali o sostanze che possano arrecare danno all’uomo, alle cose o all’ambiente”. Si consideri inoltre che la stampa sui fazzoletti di personaggi dei cartoni animati fa ritenere probabile l’uso del prodotto anche da parte di bambini: soggetti che, se allergici ai metalli in questione, hanno soglia di tollerabilità ancora più bassa di un adulto. In secondo grado l’azienda fu quindi condannata a versare alla consumatrice un risarcimento di oltre 4.000 euro.

La scorsa settimana la vicenda si è conclusa con il riconoscimento in via definitiva del danno patito dalla consumatrice: la Corte suprema di Cassazione di Roma ha infatti rigettato il ricorso proposto dalla Soffass SpA, ribadendo che il produttore è tenuto in ogni caso a indicare l’eventuale presenza di materiali o sostanze che possano arrecare danno all’uomo.

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