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Domenica 22 dicembre 2024

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Africani verso la Francia grazie a una banda di trafficanti

I Carabinieri di Borgo San Dalmazzo hanno arrestato 11 persone e ne hanno denunciate 14 per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina

La Guida - Africani verso la Francia grazie a una banda di trafficanti

Borgo San Dalmazzo – Una struttura molto organizzata che in un anno ha gestito il passaggio di circa 2.000 migranti attraverso i valichi dalla provincia di Cuneo verso la Francia, con un profitto stimato intorno ai 600.000 euro: con l’operazione “Trafficanti di anime”, scaturita da un arresto in flagranza di reato nel gennaio 2017, i Carabinieri di Borgo San Dalmazzo hanno ricostruito la rete (tutta composta da africani) che “gestiva” centinaia di persone da tutta l’Africa verso la Francia e altri Paesi europei. Undici gli arresti e 14 le denunce, mentre sono attesi altri risvolti delle indagini; circa 200 i migranti fermati e riportati in centri di accoglienza, anche con il supporto della Caritas.

Un gruppo criminale internazionale e decisamente organizzato, in parte conosciuto anche alle autorità giudiziarie francesi, attivo da tempo e senza scrupoli: al primo arresto, furono trovate 34 persone stipate in due furgoni. Quando i controlli sulle strade sono stati intensificati, il gruppo ha anche “cambiato rotta”, puntando sul treno, anche in locali tecnici dei convogli: una persona, secondo quanto riscontrato dai militari, era anche stata folgorata. Sono emersi anche contatti diretti già dalle coste africane, prima di imbarcarsi verso l’Italia. Poi per chi passava dal colle della Maddalena il riferimento era Gap, per chi arrivava via treno era Nizza: “Si trattava di persone entrate clandestinamente in Italia e poi arrivate qui, per raggiungere la Francia e altri Paesi europei”, ha detto il Procuratore capo Francesca Nanni.

Gli africani che facevano parte dell’organizzazione (in cui non erano coinvolti italiani) erano integrati nella società italiana: in alcuni casi, oltre a operai e studenti, si trattava di operatori dell’accoglienza, che quindi avevano contatto diretto con le “vittime” e da loro si facevano pagare (sono stati accertati episodi in cui per la semplice indicazione del treno e vidimazione del biglietto venivano pagati 250-300 euro).

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